Era il 4 Novembre, dopotutto!

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Lo scorso 4 Novembre si è ripetuto il consueto calendario di appuntamenti e celebrazioni. Lontani dai fasti della reggenza La Russa del ministero della Difesa e dalle caratteristiche esposizioni di mezzi e installazioni espositive, sono tornate quanto meno in auge – sebbene in forma più contenuta, per adeguarsi alla “spending review” – l’apertura delle caserme e i concerti di bande e fanfare militari in molte piazze d’Italia.

Nella Capitale d’Italia, alla tradizionale deposizione della corona d’alloro al sacello del Milite ignoto sull’Altare della Patria (resa ancora più solenne dalle note musicali della Banda Musicale dell’Esercito, diretta dal Cap. M° Antonella Bona) è seguita, poche ore dopo, una nuova cerimonia in piazza del Quirinale. Lo spirito che ci si era prefissati per questa seconda manifestazione era quello dell’incontro tra militari e cittadini in un comune abbraccio, all’ombra del Quirinale, in concomitanza dell’inaugurazione di un’opera scultorea dedicata ai Caduti: una lunga lapide che reca i nomi dei centosettantacinque militari italiani caduti nelle missioni di pace del secondo dopo guerra, dalla guerra di Corea – in cui l’Italia inviò rappresentanze ed assetti del Corpo militare CRI – fino ai monti dell’Afghanistan. L’opera, articolata su diversi pannelli, fa certamente riflettere…specie in termini di proporzione: la prima lunga schiera di caduti – tutti nella stessa data – sono gli aviatori di Kindu; seguono, alla spicciolata, casi sporadici di incidenti considerabili, seppur nella loro tragicità, “di routine”; il marò Filippo Montesi, caduto in Libano nel 1982, apre il triste capitolo delle missioni fuori area degli ultimi trent’anni; seguono i nomi dei caduti nei Balcani, l’equipaggio di Lyra 34 e via via fino ai Caduti a Nassirya, in Iraq e in Afghanistan (tra i quali c’è anche il nome di DAVID – e non DAVIDE! – Tobini).

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L’opera “Angeli degli Eroi” di Flavio Favelli, con l’auspicio di non doverne aggiornare la tragica contabilità, è stata poi traslata nel sacrario delle bandiere del vittoriano dove sono esposte le bandiere di tutti i reparti militari sciolti dopo le guerre o dopo i recenti “salassi” di bilancio. Sebbene significativa, la lapide e il suo significato appaiono fin troppo ispirati all’analogo muro in granito nero che – a Washington DC – reca i nomi dei quasi centomila caduti americani nella guerra del Vietnam, ma – a differenza dell’installazione che l’ha ispirata – essa non sarà all’aperto bensì rimarrà custodita in un simulacro certamente significativo, ma sconosciuto ai più e destinato a rimanere tale. Se non altro sarà al riparo dagli atti vandalici che l’opera omologa della capitale americana non rischia, essendo affidata ad un popolo che persino nelle sconfitte evita di trascinare la propria bandiera nell’incandescenza delle polemiche. Data la natura di quest’opera, erano presenti alla cerimonia moltissimi parenti dei caduti e a loro è stato riservato un posto di prima importanza nello schieramento in piazza del Quirinale. Dopo la deposizione del cuscino di fiori il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella si è intrattenuto, rientrando nel palazzo, con alcuni reduci e con i parenti di alcuni caduti e ha ricevuto una sonora contestazione da uno di essi, rimasto anonimo e allontanatosi subito dopo. Momenti di tensione per il cerimoniale, dunque, che non ha trovato modo alcuno di lenire lo sfogo di questo giovane parente, con gli occhiali scuri sotto ai quali asciugava costantemente lacrime con la mano, che lamentava qualcosa come una medaglia mancata e la disparità di trattamento tra il “suo” caduto e quelli degli altri. Nulla si è saputo di più e, nel frattempo – com’è d’uso in questi casi – il Capo dello Stato e il Ministro della Difesa Roberta Pinotti hanno proseguito a salutare i bambini delle scolaresche, simulando indifferenza. Sono questi i rischi che si corrono a comprimere la società civile nel cerimoniale militare e cristallizzare il dolore privato di tante famiglie nel dominio pubblico delle date solenni. Serva di lezione! Rientrate le autorità nel Palazzo del Quirinale, sono state tolte le transenne e – come previsto dallo spirito della manifestazione – i parenti e gli altri civili hanno raggiunto i militari che avevano animato la cerimonia. I parenti dei caduti hanno potuto avvicinarsi alla grande lapide: l’hanno contemplata in silenzio, accarezzando il nome dei figli, e alcuni tra loro non riuscivano a trattenere le lacrime. E, a pochi metri, la Banda Musicale Interforze eseguiva marcette briose… L’atmosfera era quantomeno surreale.

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La banda interforze è una compagine musicale che nasce dall’esigenza di non fare torti a nessuna delle principali bande militari, che – per motivi di bilancio – non ci sarebbe modo di far suonare tutte insieme poiché ciascuna di esse è composta da un centinaio di orchestrali. Vengono quindi chiamati in servizio una manciata di musicisti da ognuna delle bande militari cosiddette “ministeriali” o “centrali” (Aeronautica Militare, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Esercito e Marina Militare) per comporne una di una quarantina di strumentisti, diretti – a rotazione – dal Maestro Direttore di una delle suddette bande musicali.

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Il Ten.Col. M° Patrizio Esposito, direttore della Banda Musicale dell’Aeronautica Militare, ha pertanto diretto quella composta per il 4 Novembre. Tale formazione musicale, data la solennità dell’occasione in questione e delle altre a cui viene solitamente impegnata, ha indossato l’alta uniforme, esponendo pertanto una variopinta gamma di pennacchi, chepì e lucerne, giacche verdi della Finanza, code di rondine dei Carabinieri, code blu e oro della Marina e l’uniforme – indubbiamente troppo “da serata di gala” – dell’Aeronautica (frac e papillon). L’assortimento casuale della Banda Interforze e la rotazione, secondo le esigenze dei complessi musicali di appartenenza e secondo i turni di servizio, dei suoi musicisti comporta l’impossibilità di effettuare prove e di collaudare arrangiamenti ed esecuzioni: questo rende inevitabile e persino opportuno il dover ripiegare la scelta su pochi brani standard, che non sempre risultano consoni con l’occasione.

Il concerto – durato una ventina di minuti – che ha concluso la cerimonia dello scorso 4 novembre ha infatti sacrificato infatti il repertorio musicale tradizionale italiano in favore della ballabile Carmen di George Bizet, dell’onnipresente Guillaume Tell di Gioachino Rossini e delle tipiche marce americane di John Philip Sousa (dal sapore, forse, un po’ commerciale data la loro internazionalità), lasciando nella “lista dei desideri” brani certamente più adatti magari tratti dal canzoniere risorgimentale o dai canti della Grande Guerra e, in particolare, “Le Campane di San Giusto” (era il 4 novembre, dopotutto!).

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Soltanto la grande professionalità e l’ottima preparazione accademica e artistica degli orchestrali e del maestro direttore hanno fatto si che, complessivamente, la qualità dell’esecuzione fosse buona. I musicisti militari (peraltro applauditissimi dalle ormai immancabili scolaresche, composte soprattutto da alunni della Scuola Primaria) hanno tamponato le sbavature di una cerimonia altrimenti improvvisata e concettualmente un po’ confusa tra festa e ricordo, brio e commozione, lacrime e rabbia…

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Sorvoliamo…come la straordinaria Pattuglia Acrobatica Nazionale delle Frecce Tricolori! Viva l’Italia! Viva la Repubblica! Viva le Forze Armate! Viva gli Italiani!

Articolo di Marco Potenziani e Claudia Giannini per Alamari Musicali

Filmati di Marco Potenziani per Alamari Musicali

Fotografie di Paolo Giandotti, Marco Potenziani e Davide Fracassi per Alamari Musicali

Ciao dal 2 Giugno 2015

Sbadigli in tribuna autorità, applausi della tantissima gente e delirio alle prove.
La Parata dello scorso due giugno ha presentato qualche novità rispetto alle edizioni precedenti. Il morale delle truppe certamente è stato alto sin dalle prove, sia a Guidonia che soprattutto quelle notturne del 29 maggio ai Fori Imperiali, dove le ore di ozio che hanno preceduto l’ammassamento e il defilamento sono state condite da goliardici sfottò e una gioia molto diffusa, specialmente dai paracadutisti che hanno trovato un’ottima spalla nella fanfara della Taurinense e dai corpi civili, ammassati invece pochi metri più in fondo alle Terme di Caracalla. https://youtu.be/306NVcvrcTU La fanfara dei Bersaglieri e i Forestali hanno animato l’intero settore prendendo letteralmente in ostaggio Crocerossine e Corpo Militare CRI. Più silenziosi i militari della Marina, dopo l’indicibile affair “gavettone” dello scorso anno che si credeva fosse l’unico motivo dell’assenza del Comsubin dalla parata. Ci avevamo creduto anche noi che un gavettone tirato dai giganti verdi della Marina all’indirizzo del Capo di Stato Maggiore della Marina fosse l’unico motivo della loro mancata partecipazione, ma poi ci siamo guardati un po’ intorno. Le forze speciali mancavano praticamente ovunque: Il 9° Col Moschin e gli Alpini del 4° Parà sono rimasti altrettanto in caserma. Tra le forze di Polizia una fila per uno tra NOCS e GIS, che erano impersonati da uomini di altre specialità data la loro contenuta mole corporea. Il perchè di tale scelta resta misterioso: c’è chi parla di addestramento delle forze speciali in vista delle operazioni contro gli scafisti in Libia e chi di eccessivo buonismo.
Ad ogni modo noi che abbiamo sempre esecrato le polemiche sul due giugno, non inizieremo certo a farne oggi.

Osserviamo però, oltre alla giusta attenzione – che sempre si poteva dare – agli atleti militari e a quelli paralimpici, che l’iniziativa degli ombrelli colorati dei bambini, che hanno occupato metà della tribuna fotografi ammassando gli operatori dell’informazione in una tonnara, non si sa bene quale contributo abbiano aggiunto. Dallo scorso anno il ritorno delle Frecce Tricolori, rimaste nell’hangar per le edizioni 2012 e 2013 sotto al loden di Mario Monti che la sarta aveva riadattato anche un po’ ad Enrico Letta, ha esercitato uno straordinario effetto traino per la partecipazione popolare che è stata altissima, a livello delle parate dell’era Ciampi. Qualche polemica l’ha suscitata l’autore dei testi che sono stati distribuiti sia alla stampa – inclusi i cronisti della Rai – che letti dall’annunciatore ufficiale su via dei Fori. La Musica d’Ordinanza dei Granatieri ha sfilato nel grigio verde della Grande Guerra ed è stata venduta per la tenuta del 1848. La data di fondazione del primo Reggimento, scritta chiaramente sui tamburi in 1659 è stata letta per 1748 mentre la fondazione dei Corazzieri è stata anticipata al 1540 rispetto al 1868. L’affronto più grave è stato inferto alla Brigata Sassari che è stata accorpata ai Granatieri di Sardegna. L’accuratezza dei testi in una parola: un disastro. Tra le altre cose, ben tornate divise storiche. Sono uscite dai magazzini quelle confezionate per la parata del 2011 dei 150 anni dell’Unità, tra cui le prime file della compagnia storica della Guerra di Liberazione in divisa inglese del CIL, cosa che probabilmente non è nemmeno conosciuta da chi ha scritto i testi ma che il consulente militare che stava in cabina di commento Rai, solitamente il generale Fogari, non mancava di sottolineare. Un ultimo appunto sulle divise storiche del ’15-’18: non abbiamo capito bene di che colore fossero dato che ogni reparto, a seconda della sartoria ch ha preso l’appalto, ne aveva repliche di tinte sensibilmente diverse. Solo quelle dei Sassarini erano ineccepibili. Per il resto, dato il budget che le viene dedicato, la parata non è destinata ad avere novità di rilievo, sebbene il sapore di molti dei tagli che le hanno inferto è di sapore decisamente demagogico. Vadano i carri armati e i sorvoli aerei, ma se ogni corpo civile sfilasse con la sua banda e la parata durerebbe mezz’ora in più di sola musica. Quale sarebbe il costo? Il lucido per gli ottoni?

All’anno prossimo.

MARCO POTENZIANI per ALAMARI MUSICALI

Concerto in memoria di Olivio Di Domenico

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Nel corso del 2013 lo “studente” Alessandro Celardi (*) – iscritto alla Scuola di strumentazione e direzione per banda del Conservatorio di Musica Licinio Refice di Frosinone – scelse come argomento della propria tesi di laurea del biennio specialistico – di “concerto” con la docente M° Antonia Sarcina (**) – un personaggio assai noto nel mondo della musica militare italiana: il M° Olivio Di Domenico.

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Il Maestro Olivio Di Domenico nacque a Sacrofano (***) – cittadina che sorge nella zona detta del Parco di Veio situata a nord di Roma, tra la via Cassia e la via Flaminia – il 22 ottobre 1925. Nel 1959 succedette al Maestro Antonio D’Elia (un uomo, un mito) alla direzione della Banda Musicale della Guardia di Finanza, che seppe riorganizzare mostrando un eccezionale acume artistico e spessore umano e che condusse in numerose e applauditissime tournée in Italia e in Europa  fino al 1979, anno in cui si congedò dal Corpo per dedicarsi all’insegnamento. Nel 1980 divenne infatti Docente di Composizione e Strumentazione per Banda al Conservatorio di Musica Santa Cecilia di Roma dove ricoprì anche l’ambito incarico di Vice Direttore. Egli scrisse musica didattica, musica da camera, musica d’occasione, inni e marce. Per molti anni fu anche direttore della storica Banda Municipale degli Autoferrotranvieri di Roma (A.T.A.C.):  egli la guidò durante l’esibizione al cospetto di papa Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo nel 2000 e continuò a condurla fino al suo scioglimento, nel 2004. Il Maestro Di Domenico morì, per l’anagrafe, il 20 maggio 2010: in realtà le sue indubbie qualità artistiche, morali e professionali pervadono la musica frizzante e divertente, composta ispirandosi alle tecniche del dodecafonismo di Anton Webern e di Paul Hindemith, che ci ha lasciato in eredità e con essa egli continua a vivere.

Probabilmente questo motivo ha spinto il M° Alessandro Celardi, che nel frattempo ha conseguito la laurea di biennio presso il Conservatorio di Musica Licinio Refice di Frosinone, a revisionare alcuni brani del suo repertorio quali Concerto per banda  e Strutture 70 adattandoli all’organico moderno di tipo standard per renderli più fruibili da tutti i complessi bandistici militari e civili dei giorni nostri.

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Dobbiamo dunque a questo brillante giovane direttore e all’impegno del M° Antonia Sarcina la “riscoperta” di questo patrimonio musicale italiano che non deve andare perduto: ottima, a tale scopo, l’idea di organizzare un concerto aperto al pubblico anziché ai soli “addetti ai lavori”. E il pubblico ha dimostrato il proprio gradimento accorrendo numeroso, nonostante la concomitanza dell’evento con il Festival della Canzone Italiana di Sanremo e della partita di calcio Bologna – Roma, presso il bellissimo Teatro Palladium (****) (altro pezzo della storia di Roma situato nel quartiere della Garbatella) che l’Università degli Studi Roma Tre ha intelligentemente messo a disposizione dell’evento.

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Fortunatamente per noi il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri ha concesso che all’evento prendesse parte la Fanfara della Legione Allievi Carabinieri di Roma. E così tra il folto pubblico – insieme alla vedova del Maestro Olivio Di Domenico, ad autorità civili e militari, a docenti universitari, a docenti dei conservatori di musica di Frosinone e di Roma, a musicisti militari (per l’occasione in abiti civili poiché in veste di spettatori) e direttori di bande delle forze armate e dei corpi di polizia (in particolare abbiamo notato la presenza di Giovanni Maria Narduzzi, direttore Banda Musicale del Corpo della Polizia Locale di Roma Capitale, e di Fulvio Creux e Antonella Bona, rispettivamente direttore e vicedirettore della Banda Musicale dell’Esercito) – siamo finiti anche noi di Alamari Musicali.

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Grazie alla gentile concessione degli Enti e delle persone sopra citate abbiamo avuto modo di assistere all’esecuzione dei suddetti tre brani composti da Olivio Di Domenico (Gli Accademisti http://youtu.be/x5p4D5o3NlU, Strutture 70 http://youtu.be/dQHJjW66-rE e Concerto per banda http://youtu.be/–557SYt0UY) eseguiti dalla Fanfara della Legione Allievi Carabinieri di Roma, diretta per l’occasione dal giovane M° Alessandro Celardi e arricchiti dalla presenza di alcuni ottimi musicisti provenienti dal medesimo conservatorio di musica e di una bravissima collega della Banda Musicale dell’Arma dei Carabinieri. Tra questi il più interessante, almeno per me che lo conoscevo poco o niente (Ahimé! Confesso: passione e conoscenza della musica non solo militare nel mio caso sono inversamente proporzionali), è stato l’ultimo. Concerto per banda fu composto dal M° Di Domenico nel 1967 e venne eseguito per la prima volta in occasione del 193° anniversario della fondazione del Corpo della Guardia di Finanza: i tre movimenti di cui esso è costituito – definiti dall’autore Introduzione, Romanza e Finale – mi richiamano alla mente il patchwork di un tappeto indiano in cui ogni riquadro sembra una parte a se stante sebbene il disegno sia fatto su un pezzo unico e non dato dalla cucitura di parti diverse, ma probabilmente sarebbe meglio definirli come una visione onirica o un racconto di Halloween narrato con la tecnica del “flusso di coscienza” e trasformato in un film… Probabilmente, però, un vero critico musicale lo definirebbe così: <<L’Introduzione sviluppa un tema brillante che si intreccia in un vivace gioco contrappuntistico attraverso episodi sempre che si concludono in ampie linee sonore. La Romanza inizia con indefiniti arpeggi di flauti, celesta e vibrafono per svolgersi poi, con linguaggio semplice, in temi essenzialmente espressivi. Il Finale ha carattere scherzoso e burlesco: prende come pretesto la scala di Fa Maggiore, tema nel quale si avvicendano le varie famiglie strumentali in una gara sempre più intensa fino al termine della composizione.>>

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Dopo un intervallo interessante almeno quanto il concerto, durante il quale si è parlato dello stretto rapporto che ha legato le origini dei primi complessi bandistici agli istituti da cui sono derivati dagli attuali conservatorii di musica, la Fanfara della Legione Allievi Carabinieri di Roma è tornata sul palco del Teatro Palladium – con il suo abituale organico costituito da quarantacinque musicisti – sotto la direzione del Maresciallo Capo Danilo Di Silvestro, che si è diplomato in Strumentazione per banda nel 2012 presso il suddetto Conservatorio di Frosinone proprio con il M° Antonia Sarcina.

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Essi hanno deliziato i presenti con alcuni brani del loro abituale repertorio: Marcia, Danza Finale del secondo atto dell’opera Aida di Giuseppe Verdi http://youtu.be/5GD0KpLGIAg, Sinfonia dall’opera Tancredi di Gioachino Rossini http://youtu.be/M-jCpvneli8, l’arrangiamento per banda scritto dall’olandese Jan Van Der Heyden dei temi principali delle colonne sonore che John Williams ha composto per la tetralogia cinematografica interpretata da Harrison Ford Indiana Jones selection http://youtu.be/8oMFDCSU2q4.

A gran voce gli spettatori hanno richiesto un bis, che il Maresciallo Capo Danilo Di Silvestro ha concesso molto volentieri: ha potuto così cogliere l’occasione per presentare un nuovo brano – scritto appositamente per l’organico della Fanfara della Legione Allievi Carabinieri di Roma dal M° Filippo Cangiamila (*****), Vice Direttore della Banda Musicale del Corpo della Polizia Penitenziaria – dal titolo affettuosamente ironico CICCI’ con chiaro riferimento all’acronimo solitamente utilizzato per appellare i Carabinieri e alle iniziali della Casa Circondariale, in cui gli agenti della Polizia Penitenziaria si trovano a operare ogni giorno con notevole sacrificio http://youtu.be/q_bJmhhJjcM. Non potevano certo mancare, in chiusura di concerto, La Fedelissima marcia d’ordinanza dell’Arma dei Carabinieri dal 1929 composta da Luigi Cirenei http://youtu.be/wlauBfG5s54 e Il canto degli Italiani composto da Michele Novaro http://youtu.be/0im8Ud6g3-I adottato come inno nazionale della Repubblica Italiana sin dal 1946.

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Dopo uno scrosciante applauso, che sembrava non volesse finire, le lucerne coi pennacchi biancorossi hanno lasciato il palcoscenico e, dopo un breve rinfresco, le abbiamo viste lasciare piazza Bartolomeo Romano per fare ritorno alla caserma di via Carlo Alberto Dalla Chiesa…”perché, si sa, ogni cosa bella finisce”.

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(*) Alessandro Celardi nel 2013 ha portato l’Orchestra di fiati Città di Ferentino alla vittoria nel Campionato del Mondo per Bande da concerto che si è svolto, come da tradizione, a Kerkrade (Olanda) dal 4 al 28 Luglio 2013.

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(**) Antonia Sarcina è nata a Trieste nel 1963 e si e’ stabilita sin da giovanissima a Roma dove ha compiuto gli studi musicali ed umanistici, conseguendo il diploma di maturità classica e i diplomi in pianoforte, composizione e strumentazione per banda, direzione d’orchestra e ha seguito corsi di perfezionamento sia in Italia sia in Russia. E’ docente di composizione e strumentazione per banda e direzione d’orchestra (2001 Conservatorio Nino Rota di Monopoli (BA), 2002-2007 San Pietro a Majella di Napoli, 2007-2010 Santa Cecilia di Roma, dal 2010 titolare di cattedra di orchestrazione per banda e direzione di banda presso il Licinio Refice di Frosinone) e da diversi anni si dedica alla ricerca e alla diffusione delle opere delle compositrici italiane ed estere. Nel 2011 ha tenuto una Masterclass sul repertorio italiano originale per banda presso il Conservatorio olandese di Maastricht. Vanta una lunga carriera concertistica di successo che l’ha portata in giro per l’Italia e per l’Europa: alcuni suoi recitals al pianoforte sono stati registrati per la Radio Vaticana e per emittenti radiofoniche e televisive private e nazionali italiane. Ha iniziato a scrivere musica in giovanissima età e molte sue composizioni – che comprendono arrangiamenti e trascrizioni di vario genere e musiche di scena per il teatro classico oltre a musica bandistica. didattica, lirica, sacra, sinfonica e da camera – sono state pubblicate in Italia, Germania e Stati Uniti d’America, oppure hanno vinto primi premi in importanti concorsi nazionali ed internazionali di composizione e sono regolarmente eseguite sia in Italia sia all’estero. E’ stata il primo direttore d’orchestra donna a prendere parte ai concorsi nazionali per la nomina del Maestro Direttore delle Bande Musicali della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza e della Marina Militare. In qualità di direttore d’orchestra ospite ha diretto la Banda Musicale dell’Arma dei Carabinieri e la Banda Musicale della Guardia di Finanza oltre a bande musicali militari del Brasile e del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord.

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(***) http://www.lcnet.it/reticiviche/sacrofano/paese.html

(****) http://www.romaeuropa.net/it/opificio/presentazione.html http://www.romaeuropa.net/images/pdf/dossieropificio.pdf

(*****) Filippo Cangiamila è nato a Palermo nel 1980. E’ laureato in trombone, strumentazione per banda, composizione e direzione d’orchestra. Ha ottenuto, in qualità di strumentista, idoneità o collaborazioni con diverse orchestre ed enti (tra cui Arena di Verona, Accademia di Santa Cecilia, Teatro Vittorio Emanuele di Messina, Teatro Lirico di Cagliari, Teatro alla Scala di Milano, Orchestra di Stato di Cipro, Teatro San Carlo di Napoli, Teatro La Fenice di Venezia, Orchestra Sinfonica Abruzzese, Orchestra Haydn di Bolzano e Trento) ed è stato – tra il 2002 e il 2007 – dapprima II e poi I Trombone nell’Orchestra Sinfonica di Roma con la quale si è esibito in prestigiosi teatri di Roma (Teatro Argentina, Teatro Sistina, Auditorium Parco della Musica, Auditorium di via della Conciliazione)  e del mondo (San Pietroburgo, Belgrado, Berlino, Madrid, Londra, Atene, Brasilia, Rio de Janeiro). Nel 2007 ha vinto il concorso nazionale per titoli ed esami presso la Banda Musicale della Guardia di Finanza in Roma e di questo organico ha fatto parte come strumentista fino al 2012. Come compositore si è distinto in numerosi concorsi – Premio Licinio Refice (II, 1998), Premio Oreste Sindici (III, 2004), Premio Valentino Bucchi (I, 2004), Premio Contemporaneamente (II, 2006), Premio Giovanni Palatucci (II, 2010) – e alcune delle sue composizioni per banda sono edite dalle case editrici Scomegna e Wicky. Nel 2012, vincendo un concorso pubblico per titoli ed esami, è divenuto Maestro Vice Direttore della Banda Nazionale del Corpo di Polizia Penitenziaria.

Cassino

Grazie all’intenso lavoro dell’Assessore alla Cultura Danilo Grossi, del Sindaco Giuseppe Golini Petrarcone e del consigliere comunale Danilo Salvucci e soprattutto grazie alla fattiva collaborazione del 80° Reggimento Addestramento Volontari dell’ Esercito Italiano i cittadini del comune di Cassino hanno avuto la possibilità di assistere al concerto della Banda Musicale dell’ Esercito Italiano. Esso si è tenuto presso il Teatro Manzoni di Cassino alle ore 11.00 di domenica 3 novembre 2013, come anticipazione del “Giorno dell’Unità nazionale e Festa delle Forze armate” che si celebra in tutta Italia il 4 novembre e alla vigilia delle numerose cerimonie ed eventi previsti per il prossimo anno 2014 per commemorare il settantesimo anniversario della distruzione di Cassino e dell’Abbazia di Monte Cassino, avvenuta in conseguenza dell’occupazione da parte delle truppe germaniche e dei bombardamenti da parte delle truppe alleate.
Queste le parole del Sindaco di Cassino, pronunciate al termine del concerto: <<Per noi è stato un onore oltre che un privilegio ospitare, nel nostro Teatro cittadino, la Banda Musicale dell’Esercito Italiano. Le note che abbiamo avuto modo di ascoltare da parte dei virtuosi musicisti della Banda dell’Esercito hanno un valore particolare e rappresentano l’anteprima della giornata di domani, 4 novembre, quando, come accade ogni anno, celebreremo presso il Monumento ai Caduti la giornata dedicate alle Forze Armate. La grande di partecipazione di pubblico oltre a testimoniare l’ottima qualità del concerto offerto, dimostra anche l’affetto che tutti i cittadini nutrono nei confronti delle Forze dell’Ordine. Il concerto è stata anche l’occasione per ringraziare tutte le Forze Armate per il loro lavoro che quotidianamente svolgono: un lavoro che ha l’obiettivo di garantire a tutti noi la possibilità di vivere in modo più sicuro. Il mio ringraziamento e quello dell’intera cittadinanza va quindi all’ Esercito Italiano, che ci ha regalato questa bellissima giornata che arricchisce ulteriormente il già folto calendario di eventi in programma per celebrare nel modo migliore i settant’anni dalla distruzione della nostra città. Una giornata che testimonia anche gli ottimi rapporti che ci sono tra le istituzioni ed in particolare, in questo caso, mi riferisco ai contatti costanti tra il Comune e l’80° R.A.V. di Cassino.>>
Tra il pubblico c’eravamo anche noi di Alamari Musicali, che consideriamo un onore, un piacere e un privilegio poter assistere a un concerto che abbiamo atteso con particolare impazienza, curiosità ed emozione poiché avevamo avuto modo di assistere alla prima prova di un programma che avevamo trovato, sin dal primo “assaggio” decisamente “difficile” e interessante. Dopo aver osservato in prima persona con quanto impegno e professionalità lavorano i musici e quanta maestria e “fatica” richieda il ruolo del vicedirettore, letteralmente non vedevamo l’ora di ascoltare il frutto di tutto questo: sentirli suonare oggi e vedere il capitano Antonella Bona dirigerli con leggiadra autorevolezza ha dato a tutti, persino a noi, l’impressione che la musica militare e sinfonica rappresentino il “lavoro” più facile del mondo… Eravamo anche curiosi di vedere come il pubblico avrebbe accolto la proposta di brani che si discostano un poco da quelli che solitamente gli spettatori richiedono, quali le “solite” arie della musica lirica italiana o qualche canzone popolare o, al massimo, gli inni o marce militari più noti: abbiamo notato con estremo piacere che il folto pubblico presente in sala ha gradito e applaudito con entusiasmo non solo le trascrizioni originali per banda della Sinfonia dall’opera Nabucco di Giuseppe Verdi (scritta da Franco Cesarini) e della Sinfonia dall’opera Giovanna d’Arco di Giuseppe Verdi (scritta da Wolfgang Wössner), ma anche le composizioni originali per banda “Fanfare for the common man” di Aaron Copland, Canterbury Chorale di Jan Van Der Roost, i cinque movimenti (Normandie, Bretagne, Ile-de-France, Alsace-Lorraine e Provence) della “Suite française” di Darius Mildaud, il prologo sinfonico per fiati “Rushmore” di Alfred Reed e la “Commando March” di Samuel Barber.
Alcuni tra voi – lo sappiamo – storceranno il naso e lamenteranno il fatto che si siano scelti grandi autori stranieri. Sappiate che i grandi compositori italiani – compreso Pietro Mascagni che tenne a battesimo e frequentava assiduamente la Banda dell’Aeronautica Militare – utilizzavano spesso gli organici delle bande, affidandogli anche parti importanti, nell’esecuzione delle proprie opere (p. es. Giuseppe Verdi e Gioacchino Rossini che indubbiamente amavano la banda), ma nessuno di loro si è mai degnato di comporre brani e sinfonie appositamente per banda e la situazione non è di molto migliorata negli anni successivi o al giorno d’oggi…. Pensate che l’unico italiano compositore famoso di musica cosiddetta “alta” che abbia scritto un pezzo appositamente per l’organico della banda fu Ottorino Respighi, anch’egli “frequentatore” assiduo delle bande militari italiane: nel 1932 egli compose la bellissima “Huntingtower Ballad” per la New York Military Band, su richiesta del suo “patron” Edwin Goldman, rinomato direttore, pianista e compositore americano.
Noi di Alamari Musicali, nel nostro piccolo, ci facciamo portavoce delle “lamentele” e, soprattutto, degli auspici confidatici da tutti i direttori delle Bande Musicali “Ministeriali” (Aeronautica, Carabinieri, Esercito, Guardia di Finanza, Marina e Polizia di Stato) in occasione di un recente convegno oltreché dei direttori delle Bande minori (inteso nel senso del numero dei componenti l’organico) e delle cosiddette Bande Dipartimentali delle stesse Forze Armate e dei Corpi di Polizia (tali possono essere considerate anche le Fanfare dell’Arma dei Carabinieri che in realtà hanno organico ridotto, ma strutturato in modo similare e speculare a quello dalla Banda) e delle Fanfare a Cavallo (Polizia di Stato, Lancieri di Montebello e Fanfara del 4 reggimento Carabinieri a Cavallo) e ci appelliamo ai moderni compositori italiani di “musica alta” – sempre che ce siano 😉 – perché si decidano a scrivere per i nostri Corpi bandistici militari e la smettano di snobbarli. Siamo, sinceramente, stanchi e demoralizzati nel sentire la solita complimentosa solfa della “Banda che suona come un’orchestra” al punto tale che ai nostri volontari è capitato di dire ai musici di alcune bande che frequentiamo anche nei dopo-concerto (le amiamo tutte parimenti, ma non tutte parimenti ci amano) la frase “Questa è una banda che mangia come un’orchestra (chiaramente in riferimento alla differenza di organico), ma che – grazie a Dio – suona ancora come una Banda!”.