Era il 4 Novembre, dopotutto!

4 novembre locandina

Lo scorso 4 Novembre si è ripetuto il consueto calendario di appuntamenti e celebrazioni. Lontani dai fasti della reggenza La Russa del ministero della Difesa e dalle caratteristiche esposizioni di mezzi e installazioni espositive, sono tornate quanto meno in auge – sebbene in forma più contenuta, per adeguarsi alla “spending review” – l’apertura delle caserme e i concerti di bande e fanfare militari in molte piazze d’Italia.

Nella Capitale d’Italia, alla tradizionale deposizione della corona d’alloro al sacello del Milite ignoto sull’Altare della Patria (resa ancora più solenne dalle note musicali della Banda Musicale dell’Esercito, diretta dal Cap. M° Antonella Bona) è seguita, poche ore dopo, una nuova cerimonia in piazza del Quirinale. Lo spirito che ci si era prefissati per questa seconda manifestazione era quello dell’incontro tra militari e cittadini in un comune abbraccio, all’ombra del Quirinale, in concomitanza dell’inaugurazione di un’opera scultorea dedicata ai Caduti: una lunga lapide che reca i nomi dei centosettantacinque militari italiani caduti nelle missioni di pace del secondo dopo guerra, dalla guerra di Corea – in cui l’Italia inviò rappresentanze ed assetti del Corpo militare CRI – fino ai monti dell’Afghanistan. L’opera, articolata su diversi pannelli, fa certamente riflettere…specie in termini di proporzione: la prima lunga schiera di caduti – tutti nella stessa data – sono gli aviatori di Kindu; seguono, alla spicciolata, casi sporadici di incidenti considerabili, seppur nella loro tragicità, “di routine”; il marò Filippo Montesi, caduto in Libano nel 1982, apre il triste capitolo delle missioni fuori area degli ultimi trent’anni; seguono i nomi dei caduti nei Balcani, l’equipaggio di Lyra 34 e via via fino ai Caduti a Nassirya, in Iraq e in Afghanistan (tra i quali c’è anche il nome di DAVID – e non DAVIDE! – Tobini).

david tobini

L’opera “Angeli degli Eroi” di Flavio Favelli, con l’auspicio di non doverne aggiornare la tragica contabilità, è stata poi traslata nel sacrario delle bandiere del vittoriano dove sono esposte le bandiere di tutti i reparti militari sciolti dopo le guerre o dopo i recenti “salassi” di bilancio. Sebbene significativa, la lapide e il suo significato appaiono fin troppo ispirati all’analogo muro in granito nero che – a Washington DC – reca i nomi dei quasi centomila caduti americani nella guerra del Vietnam, ma – a differenza dell’installazione che l’ha ispirata – essa non sarà all’aperto bensì rimarrà custodita in un simulacro certamente significativo, ma sconosciuto ai più e destinato a rimanere tale. Se non altro sarà al riparo dagli atti vandalici che l’opera omologa della capitale americana non rischia, essendo affidata ad un popolo che persino nelle sconfitte evita di trascinare la propria bandiera nell’incandescenza delle polemiche. Data la natura di quest’opera, erano presenti alla cerimonia moltissimi parenti dei caduti e a loro è stato riservato un posto di prima importanza nello schieramento in piazza del Quirinale. Dopo la deposizione del cuscino di fiori il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella si è intrattenuto, rientrando nel palazzo, con alcuni reduci e con i parenti di alcuni caduti e ha ricevuto una sonora contestazione da uno di essi, rimasto anonimo e allontanatosi subito dopo. Momenti di tensione per il cerimoniale, dunque, che non ha trovato modo alcuno di lenire lo sfogo di questo giovane parente, con gli occhiali scuri sotto ai quali asciugava costantemente lacrime con la mano, che lamentava qualcosa come una medaglia mancata e la disparità di trattamento tra il “suo” caduto e quelli degli altri. Nulla si è saputo di più e, nel frattempo – com’è d’uso in questi casi – il Capo dello Stato e il Ministro della Difesa Roberta Pinotti hanno proseguito a salutare i bambini delle scolaresche, simulando indifferenza. Sono questi i rischi che si corrono a comprimere la società civile nel cerimoniale militare e cristallizzare il dolore privato di tante famiglie nel dominio pubblico delle date solenni. Serva di lezione! Rientrate le autorità nel Palazzo del Quirinale, sono state tolte le transenne e – come previsto dallo spirito della manifestazione – i parenti e gli altri civili hanno raggiunto i militari che avevano animato la cerimonia. I parenti dei caduti hanno potuto avvicinarsi alla grande lapide: l’hanno contemplata in silenzio, accarezzando il nome dei figli, e alcuni tra loro non riuscivano a trattenere le lacrime. E, a pochi metri, la Banda Musicale Interforze eseguiva marcette briose… L’atmosfera era quantomeno surreale.

_M1A1311 _M1A1360 _M1A1416_M1A1481Foto (8)_M1A1404Foto (4) Foto (5) _M1A1441_M1A1449_M1A1472_M1A1483_M1A1489_M1A1497_M1A1500_M1A1503Foto (7)Foto (6)

La banda interforze è una compagine musicale che nasce dall’esigenza di non fare torti a nessuna delle principali bande militari, che – per motivi di bilancio – non ci sarebbe modo di far suonare tutte insieme poiché ciascuna di esse è composta da un centinaio di orchestrali. Vengono quindi chiamati in servizio una manciata di musicisti da ognuna delle bande militari cosiddette “ministeriali” o “centrali” (Aeronautica Militare, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Esercito e Marina Militare) per comporne una di una quarantina di strumentisti, diretti – a rotazione – dal Maestro Direttore di una delle suddette bande musicali.

_M1A1510_M1A1511_M1A1515_M1A1516_M1A1544_M1A1561_M1A1541

Il Ten.Col. M° Patrizio Esposito, direttore della Banda Musicale dell’Aeronautica Militare, ha pertanto diretto quella composta per il 4 Novembre. Tale formazione musicale, data la solennità dell’occasione in questione e delle altre a cui viene solitamente impegnata, ha indossato l’alta uniforme, esponendo pertanto una variopinta gamma di pennacchi, chepì e lucerne, giacche verdi della Finanza, code di rondine dei Carabinieri, code blu e oro della Marina e l’uniforme – indubbiamente troppo “da serata di gala” – dell’Aeronautica (frac e papillon). L’assortimento casuale della Banda Interforze e la rotazione, secondo le esigenze dei complessi musicali di appartenenza e secondo i turni di servizio, dei suoi musicisti comporta l’impossibilità di effettuare prove e di collaudare arrangiamenti ed esecuzioni: questo rende inevitabile e persino opportuno il dover ripiegare la scelta su pochi brani standard, che non sempre risultano consoni con l’occasione.

Il concerto – durato una ventina di minuti – che ha concluso la cerimonia dello scorso 4 novembre ha infatti sacrificato infatti il repertorio musicale tradizionale italiano in favore della ballabile Carmen di George Bizet, dell’onnipresente Guillaume Tell di Gioachino Rossini e delle tipiche marce americane di John Philip Sousa (dal sapore, forse, un po’ commerciale data la loro internazionalità), lasciando nella “lista dei desideri” brani certamente più adatti magari tratti dal canzoniere risorgimentale o dai canti della Grande Guerra e, in particolare, “Le Campane di San Giusto” (era il 4 novembre, dopotutto!).

_M1A1565_M1A1572

Soltanto la grande professionalità e l’ottima preparazione accademica e artistica degli orchestrali e del maestro direttore hanno fatto si che, complessivamente, la qualità dell’esecuzione fosse buona. I musicisti militari (peraltro applauditissimi dalle ormai immancabili scolaresche, composte soprattutto da alunni della Scuola Primaria) hanno tamponato le sbavature di una cerimonia altrimenti improvvisata e concettualmente un po’ confusa tra festa e ricordo, brio e commozione, lacrime e rabbia…

_M1A1395

Sorvoliamo…come la straordinaria Pattuglia Acrobatica Nazionale delle Frecce Tricolori! Viva l’Italia! Viva la Repubblica! Viva le Forze Armate! Viva gli Italiani!

Articolo di Marco Potenziani e Claudia Giannini per Alamari Musicali

Filmati di Marco Potenziani per Alamari Musicali

Fotografie di Paolo Giandotti, Marco Potenziani e Davide Fracassi per Alamari Musicali

RICORDARLI…SEMPRE

 

ImageImageImageImageImageImageImageImageImageImage

ImageImageImageImageImageImageImageImageImageImageImageImageImageImageImageImageImageImageImageImage

La sezione di Ponsacco dell’Associazione Nazionale Carabinieri intitolata al “Vice Brigadiere Salvo D’Acquisto medaglia d’oro al valor militare alla memoria”, presieduta dal Carabiniere Giancarlo Mele, ha organizzato un evento commemorativo per il decimo anniversario della strage di Nasiriyah (12 novembre 2003 – 12 novembre 2013) patrocinato dal Comune di Ponsacco.

Nella serata di venerdì 15 novembre 2013 è stata dunque deposta, alla presenza delle autorità civili e militari e della vedova del Luogotenente Enzo Fregosi e della sorella del Capitano Nicola Ciardelli, paracadutista della Brigata Folgore dell’Esercito Italiano caduto nell’attentato di Nasiriyah del 27 aprile 2006, una corona al monumento ai Caduti in piazza della Repubblica e si è svolta una breve cerimonia religiosa, celebrata da don Mauro Tramontano. La Fanfara della Scuola Marescialli e Brigadieri dell’Arma dei Carabinieri di Firenze, diretta dal Maresciallo Ennio Robbio, ha reso più solenne la commemorazione dei caduti con il passo di marcia, l’esecuzione de La leggenda del Piave e con le note del Silenzio d’ordinanza.

La serata, però, è proseguita all’insegna della speranza e della vita che si rinnova, proprio come avrebbero voluto i militari e i civili italiani e iracheni vigliaccamente uccisi nell’attentato alla base Maestrale di Nasiriyah quel 12 novembre 2003. Presso il Cinema Teatro Odeon di Ponsacco – dopo un ulteriore momento di fierezza e di commozione, che hanno toccato l’apice nel discorso introduttivo tenuto dal Carabiniere Giancarlo Mele, presidente della locale sezione dell’ANC, e nella lettura dei nomi dei caduti da parte del Luogotenente Gianni Meucci, comandante della locale stazione dei Carabinieri, e degli alunni della Scuola Media Lapo Niccolini di Ponsacco –  l’ottima “dilettante” Ilaria Vivaldi ha presentato il concerto della Fanfara della Scuola Marescialli e Brigadieri di Firenze. Il Maresciallo Ennio Robbio, che la dirige, ha optato per un programma variegato che ha spaziato dalla solenne marcia dall’opera Tannhauser di Richard Wagner alla musica classica moderna di George Gershwin al medley “Abba gold” di musica da discoteca, passando per le colonne sonore dei film di Walt Disney, della quadrilogia di Indiana Jones e dei films western di Sergio Leone scritte da Ennio Morricone per concludersi con l’Inno alla Virgo Fidelis (patrona dell’Arma dei Carabinieri) cantato dal “Coro della Terza Età” di Ponsacco. A grande richiesta un bis: The typewriter, composta da Leroy Anderson, eseguita da un bravissimo solista alla macchina per scrivere. Naturalmente in apertura “La Fedelissima”, marcia d’ordinanza dell’Arma dei Carabinieri  dal 1929, e in chiusura “Il Canto degli Italiani”, inno nazionale della Repubblica Italiana dal 1946.

A conclusione della serata il discorso di ringraziamento da parte del Generale di Brigata Alberto Mosca, comandante della Legione Carabinieri “Toscana”, e l’omaggio floreale alla vedova del Luogotenente Fregosi e alla sorella del Capitano Ciardelli.

Un particolare elogio spetta a Ilaria Vivaldi per l’ottima presentazione e al pubblico del Teatro Odeon per la viva, ma discreta partecipazione.

Uno speciale ringraziamento da parte nostra va alla sezione dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Ponsacco e al dottor Alessandro Cicarelli, ottimo sindaco del Comune di Ponsacco, per aver reso possibile la realizzazione dell’evento.

Le nostre più vive congratulazioni al Maresciallo Ennio Robbio e ai validi musici della Fanfara della Scuola Marescialli e Brigadieri di Firenze, tra i quali spiccano indubbiamente Edoardo Valente al corno, Massimo Fonti alla tromba in Si bemolle e Nello Bocci al sax contralto. Non sono però da meno, in ordine sparso: il sax tenore Francesco Pignone, i tromboni Fausto Antonini e Marco Songini; i clarinetti Angelo Bosco, Fabio Grifoni, Pierluigi Grando, Natalino Cucco, Claudio Gallone, Rocco Masciola e Marco Servidio; le trombe Antonino Giuliano, Gianni Del Biondo e Alessio Valente; le cornette Cosimo Frisenda, Piero Costantino e Carmine Natale; i flicorni Carmelo Agostino (baritono), Anastasio Rossi (contralto) e Massimiliano Messina (tenore); la batteria Simone Caruso, il tamburo Rosario Massaro e i timpani Sandro Lazzari e i bassi Nicola Pelli e Francesco Civita.

Questo il resoconto audiovisivo della serata, da noi prodotto: