Il piatto di Sant’Antonio

La storia narra che Santa Maria degli Angeli, ancora oggi importante nodo stradale sulla tratta Roma-Firenze, era – almeno fin dal 1640 – stazione di posta e deposito di smistamento dei cavalli. Questi erano ospitati nelle spaziose stalle della casa Boschetti, ove era visibile – all’ingresso – sulla vela di una volta, l’immagine affrescata del Santo Protettore degli animali in atto di scongiurare il fuoco che sta per investirlo: simbolo della epidemia che, in quel tempo (a cavallo dell’Anno Domini 1860), mieteva vittime nelle campagne limitrofe e che fu fermata da Sant’Antonio abate. Poiché il gravissimo morbo non risparmiava neppure i cavalli dei postiglioni, costoro invocarono – con solenne triduo di preghiere – il Santo Eremita affinché, sconfiggendo il morbo, salvasse anche i cavalli. La loro preghiera non fu vana e i beneficati decisero, in segno di devota riconoscenza, di offrire a tutte le genti in quei giorni presenti una modesta refezione e di solennizzare l’imperitura gratitudine per la grazia ricevuta mantenendo tale tradizione negli anni e nei secoli a venire. Così nacque la consuetudine del Piatto di sant’Antonio: una porzione di maccheroni, due fette di carne in umido, quattro salsicce, due polpette di carne, pane, mezzo litro di vino e due mele. Tale impegno è stato fedelmente raccolto da tutte le successive generazioni e tramandato, fino ai giorni nostri, da regolare prioranza appositamente istituita.

La devozione, anziché affievolirsi, aumentò sempre più e cominciò a caratterizzarsi non solo con manifestazioni di culto esteriore, ma anche con la solidarietà verso i poveri del Paese: dopo aver attraversato, in un crescendo devozionale e di espansione folcloristica, il XIX e il XX secolo, questa lodevole tradizione é giunta nell’attuale XXI secolo “in gran forma”: in questi ultimi venti anni, un numero sempre maggiore di persone provenienti da tutta l’Umbria e non solo (si parla di oltre diecimila presenze) partecipano fisicamente alla processione religiosa che si svolge la domenica immediatamente successiva il 17 gennaio e migliaia di altri la seguono attraverso i mass media e i social media.

Allo scopo di non disperdere il patrimonio artistico e culturale, accumulatosi con il passare del tempo, per iniziativa della Pro Loco si ebbe a costituire l’ASSOCIAZIONE DEI PRIORI DEL PIATTO DI SANT’ANTONIO ABATE – Associazione di Promozione Sociale, fondata nel 1978, che ha sede nel Palazzo del Capitano del Perdono, che accoglie anche il Museo del Piatto di Sant’Antonio abate – che potesse difenderne l’autenticità delle fonti storiche e la tipicità angelana. Grazie a questa, sin dalla seconda metà del XX secolo, la manifestazione laico – religiosa del Piatto di Sant’Antonio Abate a Santa Maria degli Angeli, avvalendosi anche dell’impegno e dell’opera dell’Associazione dei Priori emeriti, ha avuto un’accelerazione espansiva, nel rispetto di un assioma: innovazione nella tradizione. L’Associazione dei Priori e la Prioranza in carica non si sono più limitate ad organizzare eventi solo nei giorni del Triduo in onore del Santo (che , negli anni, hanno visto più volte la partecipazione della Fanfara a cavallo della Polizia di Stato o dell’ Arma dei Carabinieri ), ma si sono adoperati per iniziative in campo artistico e storico, culturale e musicale che coprono l’intero anno sociale e che si svolgono in diverse aree geografiche italiane. Nello spirito più profondo della Festa del Piatto, hanno intessuto relazioni umane, sociali, religiose, folcloriche o di vera e propria amicizia fino formare una speciale rete spiritual-religioso-sociale con tanti borghi italiani, caratterizzati dalla devozione al Santo e ai valori fondanti del messaggio antoniano.

Oggi il Piatto di sant’Antonio viene consumato – nella domenica immediatamente successiva al 17 gennaio – dai residenti e dagli Angelani (così si chiamano i nativi e gli abitanti di Santa Maria degli Angeli) che vivono fuori dalle mura amiche, insieme ai loro amici e conoscenti (cui, spesso, si uniscono non pochi pellegrini e turisti), nelle osterie e nei ristoranti locali ad un prezzo politico: per tradizione, infatti, i Priori serventi debbono provvedere a gran parte della spesa: non bisogna mai dimenticare che il Piatto è nato come offerta gratuita verso i bisognosi!

I Priori serventi sostengono la parte principale delle spese per la realizzazione del ”Piatto“ (é diventata, da tempo, tradizione realizzare anche un piatto votivo in ceramica, in onore del Santo)

e lo inviano – proprio nel giorno della Festa di Sant’Antonio – ai Priori entranti (ognuno dei serventi ne sceglie uno tra le persone che più stima e meglio conosce): se il Piatto viene accettato, vuol dire che si accetta l’incarico; se viene respinto significa che si rifiuta. Il giorno successivo – durante il pranzo ufficiale – avviene lo scambio dei poteri (in realtà, il servizio del Priore deve essere una rimessa personale poiché esso é frutto di una volontà d’amore e di una scelta intima, spirituale ed umana). Questa particolare cerimonia avviene, da secoli, ogni anno. Purtroppo, a causa della pandemia di Covid-19, dal 2020 la Prioranza é “costretta” a resistere in carica: si prevede, al momento, fino al 2023.

Alamari Musicali ricorda con particolare emozione e commozione le edizioni del 20 gennaio 2013 e del 19 gennaio 2014 (cliccando qui trovate album fotografico)

e saluta con particolare affetto lo staff del Dal Moro Gallery Hotel, il proprietario di Sapori dall’Umbria e Nadia.

Per informazioni e aggiornamenti:

Associazione dei Priori del Piatto di Sant’Antonio Abate

Piazza Garibaldi – Palazzo del Capitano del Perdono

06081 – Santa Maria degli Angeli – ASSISI (Pg)

Cell. Presidente: 3382350756 – Vice presidente: 3487709764 – 3388461215 – Segretario: 3291105211

Mail: info@festasantantonio.it – Pec: festasantantonio@pec.it