TA PUM

<<L’ordine era di conquistare quota 2105. La nostra trincea distava poche decine di metri da quella austriaca….., diedi una nota ad ogni sospiro della mia anima, nacque così l’accorato e disperato canto, tra i lugubri duelli delle artiglierie, il balenio spettrale dei razzi di segnalazione e il gemito dei feriti. Dal tiro infallibile dei cecchini nemici che riecheggiava a fondo valle scaturiva il micidiale Ta-pum, ta-pum, ta-pum. Furono 20 giorni d’inferno, senza che nessuno ci venisse a dare il cambio, l’inno venne cantato in quei giorni dai miei commilitoni.>>: queste le parole con cui Nino Piccinelli, ottimo musicista e ardito bombardiere volontario del I° conflitto combattente sul Monte Ortigara* confidò a un giornalista l’origine di uno tra i più noti motivi della Prima Guerra Mondiale.

TaPum

Il titolo stesso del canto alpino TA PUM altro non è che il nome con cui i soldati italiani nelle trincee chiamavano il rumore provocato dai micidiali tiri dei cecchini austriaci, che sparavano da lontano grazie al Fucile Mannlicher M95 (ricamerato in calibro 8x56R), il più lungo tra quelli della serie M95: prima si sentiva lo schianto della pallottola TA, poi arrivava il rumore della detonazione PUM.

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Questo è il testo principale dell’inno TA PUM:

Venti giorni sull’Ortigara  senza il cambio per dismontà; ta pum ta pum ta pum (2 volte). E domani si va all’assalto soldatino non farti ammazzar; ta pum ta pum ta pum (2 volte). Quando poi si discende a valle battaglione non hai più soldà;  ta pum ta pum ta pum (2 volte). Nella valle c’è un cimitero, cimitero di noi soldà; ta pum ta pum ta pum (2 volte). Cimitero di noi soldati, forse un giorno ti vengo a trovà; ta pum ta pum ta pum (2 volte). Ho lasciato la mamma mia, l’ho lasciata per fare il soldà; ta pum ta pum ta pum (2 volte). Quando portano la pagnotta, il cecchino comincia a sparar; ta pum ta pum ta pum (2 volte). Battaglione di tutti i Morti, noi giuriamo l’Italia salvar /a Milano quanti imboscà; ta pum ta pum ta pum (2 volte).

Nel corso degli anni il testo ha subito numerosi rimaneggiamenti: in particolare, nella celeberrima versione del Coro S.A.T. e degli alpini, le strofe risultano modificate e la canzone ristretta.

TA PUM

Venti giorni sull’Ortigara*, senza il cambio per dismontà; ta pum ta pum ta pum ta pum ta pum m m m m. Quando poi ti discendi al piano, battaglione non hai più soldà; ta pum ta pum ta pum ta pum ta pum ta pum ta pum ta pum ta pùm. Quando sei dietro a quel muretto, soldatino non puoi più parlà; ta pum ta pum ta pum ta pum ta pum m m m m. Ho lasciato la mamma mia, l’ho lasciata per fare il soldà; ta pum ta pum ta pum ta pum ta pum ta pùm. Dietro al ponte c’è un cimitero, cimitero di noi soldà; ta pum ta pum ta pum ta pum ta pum m m m m. Cimitero di noi soldati, forse un giorno ti vengo a trovar; ta pum ta pum ta pum ta pum ta pum ta ta.

Questo testo, armonizzato da M. Tiberi, è particolarmente evocativo e dunque assai commovente. Il “ritornello” infatti si sviluppa in modo diverso per le differenti strofe: la prima, la terza e la quinta si concludono con un “ta pum m m m m” che rappresenta l’eco finale del suono di uno sparo partito dal Mainlicher M95 austriaco che, evidentemente, ha colpito un bersaglio distante dalla voce narrante; la seconda e la quarta strofa terminano con un “ta pum ta pùm” evidentemente breve e accentato poiché il tiratore austriaco ha colpito un bersaglio umano vicinissimo alla voce narrante; la sesta strofa, infine, si conclude con un drammatico e suggestivo “ta pum ta ta” che ci comunica, come fosse un bollettino di guerra, l’avvenuta uccisione di colui che stava riflettendo sul destino proprio e dei suoi commilitoni **.

* Il Monte Ortigara è una montagna delle Alpi, alta 2.105 metri, situata lungo il confine fra Veneto e Trentino-Alto Adige, nella parte settentrionale dell’Altopiano dei Sette Comuni: la competenza amministrativa è del Comune di Asiago, in realtà la proprietà è del Comune di Enego. Prima della Grande Guerra, sembra fosse più alta di ben otto metri: si sarebbe abbassata a causa dei continui bombardamenti che la videro teatro di sanguinosissime battaglie.

Ortigara

Il Monte, effettivamente, fu teatro di una terribile battaglia, che si combatté fra il 10 e il 29 giugno 1917 e vide impiegati complessivamente 400.000 soldati per la conquista di quota 2105: per avere un’idea della violenza degli attacchi che qui si svolsero, basta pensare che gli austriaci consumarono, in una sola mezza giornata, ben 200 tonnellate di munizioni. Gli italiani schierarono 22 battaglioni alpini, 4 reggimenti di fanteria e 1 reggimento bersaglieri nel tentativo della conquista dell’ Ortigara occupata dalla prima linea austroungarica. I morti, sul Passo dell’ Agnella, furono numerosissimi: nell’Altopiano di Asiago dovettero essere eretti addirittura quarantuno Cimiteri di guerra dell’Altopiano dei Sette Comuni. Il Monte fu da allora chiamato “calvario degli Alpini”.

Tombe_Ortigara

Nel settembre 1920, oltre 2.000 persone s’inerpicarono sulla cima per deporvi una colonna mozza a memoria dei caduti, recante la scritta “Per non dimenticare”: quella rappresenta dunque la prima Adunata nazionale degli Alpini.

Prima_adunata_alpina_Ortigara_1920

** Non vi sembri un paragone irrispettoso la citazione di un brano di musica leggera presentato al Festival delle Rose del 1966: Franco Migliacci (autore del testo), Mauro Lusini (autore della musica) ed Ennio Morricone (autore dell’arrangiamento) utilizzarono il medesimo espediente nella versione di “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones” portata al successo da Gianni Morandi, quando la censura li costrinse a eliminare il suono della Machine Gun, 7.62mm, M60 e della Пулемет Калашникова PK – meglio note come mitragliatrici M60 e PK Kalašnikov, rispettivamente usate dalle truppe statunitensi e dalle truppe filosovietiche durante la Guerra del Vietnam – ed essi lo sostituirono con gli arcinoti “M’han detto va nel Viet-nam e spara ai Viet-cong tatatatatatatatata” e “Nel petto un cuore più non ha, ma due medaglie o tre tatatatatatatatatatata”. Purtroppo l’effetto si perse quasi del tutto nelle successive versioni del brano, sempre meno “beat” e sempre più melenso. http://youtu.be/rOJQuTD73Wk

Cassino

Grazie all’intenso lavoro dell’Assessore alla Cultura Danilo Grossi, del Sindaco Giuseppe Golini Petrarcone e del consigliere comunale Danilo Salvucci e soprattutto grazie alla fattiva collaborazione del 80° Reggimento Addestramento Volontari dell’ Esercito Italiano i cittadini del comune di Cassino hanno avuto la possibilità di assistere al concerto della Banda Musicale dell’ Esercito Italiano. Esso si è tenuto presso il Teatro Manzoni di Cassino alle ore 11.00 di domenica 3 novembre 2013, come anticipazione del “Giorno dell’Unità nazionale e Festa delle Forze armate” che si celebra in tutta Italia il 4 novembre e alla vigilia delle numerose cerimonie ed eventi previsti per il prossimo anno 2014 per commemorare il settantesimo anniversario della distruzione di Cassino e dell’Abbazia di Monte Cassino, avvenuta in conseguenza dell’occupazione da parte delle truppe germaniche e dei bombardamenti da parte delle truppe alleate.
Queste le parole del Sindaco di Cassino, pronunciate al termine del concerto: <<Per noi è stato un onore oltre che un privilegio ospitare, nel nostro Teatro cittadino, la Banda Musicale dell’Esercito Italiano. Le note che abbiamo avuto modo di ascoltare da parte dei virtuosi musicisti della Banda dell’Esercito hanno un valore particolare e rappresentano l’anteprima della giornata di domani, 4 novembre, quando, come accade ogni anno, celebreremo presso il Monumento ai Caduti la giornata dedicate alle Forze Armate. La grande di partecipazione di pubblico oltre a testimoniare l’ottima qualità del concerto offerto, dimostra anche l’affetto che tutti i cittadini nutrono nei confronti delle Forze dell’Ordine. Il concerto è stata anche l’occasione per ringraziare tutte le Forze Armate per il loro lavoro che quotidianamente svolgono: un lavoro che ha l’obiettivo di garantire a tutti noi la possibilità di vivere in modo più sicuro. Il mio ringraziamento e quello dell’intera cittadinanza va quindi all’ Esercito Italiano, che ci ha regalato questa bellissima giornata che arricchisce ulteriormente il già folto calendario di eventi in programma per celebrare nel modo migliore i settant’anni dalla distruzione della nostra città. Una giornata che testimonia anche gli ottimi rapporti che ci sono tra le istituzioni ed in particolare, in questo caso, mi riferisco ai contatti costanti tra il Comune e l’80° R.A.V. di Cassino.>>
Tra il pubblico c’eravamo anche noi di Alamari Musicali, che consideriamo un onore, un piacere e un privilegio poter assistere a un concerto che abbiamo atteso con particolare impazienza, curiosità ed emozione poiché avevamo avuto modo di assistere alla prima prova di un programma che avevamo trovato, sin dal primo “assaggio” decisamente “difficile” e interessante. Dopo aver osservato in prima persona con quanto impegno e professionalità lavorano i musici e quanta maestria e “fatica” richieda il ruolo del vicedirettore, letteralmente non vedevamo l’ora di ascoltare il frutto di tutto questo: sentirli suonare oggi e vedere il capitano Antonella Bona dirigerli con leggiadra autorevolezza ha dato a tutti, persino a noi, l’impressione che la musica militare e sinfonica rappresentino il “lavoro” più facile del mondo… Eravamo anche curiosi di vedere come il pubblico avrebbe accolto la proposta di brani che si discostano un poco da quelli che solitamente gli spettatori richiedono, quali le “solite” arie della musica lirica italiana o qualche canzone popolare o, al massimo, gli inni o marce militari più noti: abbiamo notato con estremo piacere che il folto pubblico presente in sala ha gradito e applaudito con entusiasmo non solo le trascrizioni originali per banda della Sinfonia dall’opera Nabucco di Giuseppe Verdi (scritta da Franco Cesarini) e della Sinfonia dall’opera Giovanna d’Arco di Giuseppe Verdi (scritta da Wolfgang Wössner), ma anche le composizioni originali per banda “Fanfare for the common man” di Aaron Copland, Canterbury Chorale di Jan Van Der Roost, i cinque movimenti (Normandie, Bretagne, Ile-de-France, Alsace-Lorraine e Provence) della “Suite française” di Darius Mildaud, il prologo sinfonico per fiati “Rushmore” di Alfred Reed e la “Commando March” di Samuel Barber.
Alcuni tra voi – lo sappiamo – storceranno il naso e lamenteranno il fatto che si siano scelti grandi autori stranieri. Sappiate che i grandi compositori italiani – compreso Pietro Mascagni che tenne a battesimo e frequentava assiduamente la Banda dell’Aeronautica Militare – utilizzavano spesso gli organici delle bande, affidandogli anche parti importanti, nell’esecuzione delle proprie opere (p. es. Giuseppe Verdi e Gioacchino Rossini che indubbiamente amavano la banda), ma nessuno di loro si è mai degnato di comporre brani e sinfonie appositamente per banda e la situazione non è di molto migliorata negli anni successivi o al giorno d’oggi…. Pensate che l’unico italiano compositore famoso di musica cosiddetta “alta” che abbia scritto un pezzo appositamente per l’organico della banda fu Ottorino Respighi, anch’egli “frequentatore” assiduo delle bande militari italiane: nel 1932 egli compose la bellissima “Huntingtower Ballad” per la New York Military Band, su richiesta del suo “patron” Edwin Goldman, rinomato direttore, pianista e compositore americano.
Noi di Alamari Musicali, nel nostro piccolo, ci facciamo portavoce delle “lamentele” e, soprattutto, degli auspici confidatici da tutti i direttori delle Bande Musicali “Ministeriali” (Aeronautica, Carabinieri, Esercito, Guardia di Finanza, Marina e Polizia di Stato) in occasione di un recente convegno oltreché dei direttori delle Bande minori (inteso nel senso del numero dei componenti l’organico) e delle cosiddette Bande Dipartimentali delle stesse Forze Armate e dei Corpi di Polizia (tali possono essere considerate anche le Fanfare dell’Arma dei Carabinieri che in realtà hanno organico ridotto, ma strutturato in modo similare e speculare a quello dalla Banda) e delle Fanfare a Cavallo (Polizia di Stato, Lancieri di Montebello e Fanfara del 4 reggimento Carabinieri a Cavallo) e ci appelliamo ai moderni compositori italiani di “musica alta” – sempre che ce siano 😉 – perché si decidano a scrivere per i nostri Corpi bandistici militari e la smettano di snobbarli. Siamo, sinceramente, stanchi e demoralizzati nel sentire la solita complimentosa solfa della “Banda che suona come un’orchestra” al punto tale che ai nostri volontari è capitato di dire ai musici di alcune bande che frequentiamo anche nei dopo-concerto (le amiamo tutte parimenti, ma non tutte parimenti ci amano) la frase “Questa è una banda che mangia come un’orchestra (chiaramente in riferimento alla differenza di organico), ma che – grazie a Dio – suona ancora come una Banda!”.