Letteratura per banda

Nella sala intitolata a monsignor Antonio Murero – fu amato e indimenticato parroco a Forgaria nel Friuli – si è svolto un pregevole Concerto della Fanfara della Brigata alpina “Julia”, diretta dal Sergente Maggiore Flavio Mercorillo.

Un interessante programma musicale a sostegno di una lodevole iniziativa benefica finalizzata all’acquisto di attrezzature mediche per il reparto di urologia del Presidio Ospedaliero “Sant’Antonio” a San Daniele del Friuli.

Tra i brani eseguiti nel corso della serata di venerdì 20 gennaio 2023 – organizzata dal Comune e dalla Proloco di Forgaria in stretta collaborazione con il locale Gruppo Alpini dell’ Associazione Nazionale Alpini e con il Comando della Brigata Alpina Julia dell’Esercito Italiano – anche ENGLISH FOLK SONG SUITE di Ralph Vaughan Williams (un pilastro della letteratura per banda che raramente – o forse mai!? – si sente eseguita da una fanfara/banda militare italiana). Eppure il compositore inglese l’aveva pensata proprio per banda militare: fu eseguita, per la prima volta in pubblico, il 4 luglio 1923 alla Kneller Hall – all’epoca, sede della Royal Military School of Music e del Museum of Army Music – con il titolo di Folk Song Suite. La diresse il tenente Hector Ernest Adkins. Successivamente, il pezzo fu arrangiato per orchestra completa (1924) da Gordon Jacob (allievo dell’autore) e pubblicato con il titolo English Folk Song Suite, per banda di ottoni in stile britannico (1956) da Frank Wright e pubblicato come English Folk Songs: Suite. Tutte e tre le versioni furono pubblicate da Boosey & Hawkes, che ne ha curato anche la pubblicazione – nel 2008 – di partitura e parti complete che incorporano correzioni agli errori di scrittura evidenti nell’edizione originale e includono l’aggiunta di numeri di chiamata alla partitura e alle parti, i titoli delle canzoni popolari (aggiunti dove si trovano nella musica) che compongono la Suite e altre annotazioni utili ai direttori di corpi bandistici che volessero eseguirla.

Purtroppo posso proporvi soltanto un estratto dei tre movimenti: la marcia Seventeen Come Sunday (che raccoglie le canzoni popolari inglesi Seventeen Come Sunday, Pretty Caroline e Dives and Lazarus), l’Intermezzo My Bonny Boy (che comprende l’omonima canzone e il valzer inglese Green Bushes) e la marcia finale Folk Songs from Somerset (che comprende i brani popolari inglesi Blow Away the Morning Dew, High Germany, Whistle, Daughter, Whistle e John Barleycorn).

Altra “perla”, il poema sinfonico IL VERDE LIRI di Francesco Marchesiello (*), grazie al ritrovamento del manoscritto autografo ritrovato dal figlio dell’autore, negli Anni Novanta, tra le musiche paterne amorevolmente custodite e alla sua pubblicazione nella collana Florilegio Italico (Collana di musica per Banda di autori italiani dal Settecento ad oggi, a cura del Maestro Fulvio Creux, per le Edizioni Santabarbara).

La direzione della esecuzione di questo brano è stata affidata al Graduato Scelto Antonio Tomaipitinca, studente di composizione e direzione di orchestra di fiati al Conservatorio di Musica “Jacopo Tomadini” di Udine.

“Il poema sinfonico Il verde Liri è stato composto nel periodo bellico Ottobre – Maggio 1944, quando l’autore – sfollato con la famiglia sulle montagne della Ciociaria, nelle immediate ed infuocate retrovie del fronte di Cassino – cercava rifugio e riparo all’incalzare delle operazioni belliche che seminavano tutto intorno rovine e morte. Nella circostanza, il Maestro Marchesiello, in contrapposizione a tale rappresentazione tragica degli avvenimenti, per una incontenibile esigenza di purificazione e serenità interiore, nel felice ricordo degli anni trascorsi nella città di Sora, sua seconda patria, manifestò tutto il suo amore per questo rilevante elemento naturale sorano: il fiume Liri, che attraversa la città in un immenso letto di acque ancora incontaminate e di colore verde edera, che scorrono velocemente lungo tutta la ubertosa valle omonima, dando origine alle famose ed impetuose cascate ad Isola del Liri. Privo, allora, di adeguate dighe di protezione, spesso, con il periodo delle piogge si gonfiava, straripando dal suo letto naturale, dando origine a grosse inondazioni che rappresentavano un vero pericolo per gli abitanti della zona.
Nella partitura vengono evocati in maniera suggestiva tutti gli effetti spettacolari del corso d’acqua, come i colori, il rumore del vento e delle onde, l’improvvisa collera delle inondazioni, gli spruzzi di schiuma argentea delle cascate e il mutare di luci e ombre dall’alba al crepuscolo. La composizione, pertanto, è caratterizzata da momenti lenti, malinconici e struggenti che si trasformano, quasi subito, in travolgenti e impetuosi, tanto da trasmettere una grande energia vitale che pervade tutto il Poema.
Il fluttuare di momenti tanto diversi viene trasmesso dall’autore con cambiamenti repentini di tempi e di ritmi e con l’indicazione meticolosa dei segni di espressione che egli avrebbe voluto fossero messi in rilievo nell’esecuzione, anche a costo di penalizzare il rispetto dei tempi segnati. Affida il leitmotiv al Clarinetto, strumento principe di tutte le sue composizioni, ma utilizza anche i Corni e le Percussio­ni per esprimere, rispettivamente, la sua dolcezza e la sua grande energia vitale.
Il Maestro Marchesiello infonde ne Il verde Liri la propria visione della forza dell’acqua come forza della natura, che egli trasforma, con la musica, in forza di vita vista attraverso la sua profonda sensibilità di uomo buono e di artista.”: con queste parole la professoressa Francesca Marchesiello (docente nei Conservatori di musica di Salerno e Matera prima e del Conservatorio Statale di Musica “Nicola Sala” a Benevento, poi) descrive il meraviglioso poema sinfonico, di cui vi propongo un frammento (grazie alla registrazione effettuata da Overland Channel). Se ne avessi la possibilità chiederei al Maestro se il titolo della sua composizione sia stato in qualche modo ispirato al nome Verde che il sommo poeta Dante Alighieri aveva dato al fiume Liri nel Canto III del Purgatorio e nel Canto VIII del Paradiso della Divina Commedia.

Non posso esimermi dal fare i miei complimenti al giovane aspirante direttore, al suo direttore e a tutti i musicisti della Fanfara della Brigata alpina Julia e dal porgere i miei ringraziamenti al Comando Truppe Alpine, per la gentile collaborazione.

(*) Francesco MARCHESIELLO (Marcianise, 1893-1980), che aveva studiato clarinetto con il Maestro Bernardino Picone, a soli quattordici anni vinse il concorso di 1°clarinetto nella Banda Bianca di San Severo e – nel periodo 1908-1910 – si esibiva già come solista nei maggiori teatri italiani. Nel frattempo si dedicò allo studio di armonia, contrappunto, composizione, direzione e strumentazione per banda con i Maestri Francesco Cilea, Camillo De Nardis e Raffaele Caravaglios e si diplomò al Conservatorio di musica San Pietro a Maiella di Napoli. Verso la fine della prima guerra mondiale divenne vice direttore della Banda del Corpo della Regia Guardia di Finanza. Nel 1920, iniziò la sua attività di direttore di corpi bandistici con la Banda musicale di Balsorano e, nel 1921 accettò l’incarico di direttore della Banda sinfonica della Città di Sora in Ciociaria, dove si stabilì con la famiglia per lunghi anni. Nel 1929, che può forse essere definito il suo annus horribilis costituì – con l’aiuto economico del fratello, ma con risultati disastrosi proprio a causa di difficoltà finanziarie – un complesso bandistico (costituito da ben ottanta elementi) nella sua città natale e fu eliminato – nonostante si fosse classificato al primo posto dopo tutte le prove – dal concorso per Maestro Direttore della Banda della Guardia di Finanza poiché non aveva provveduto a iscriversi al Partito Nazionale Fascista). La sua carriera di direttore di bande musicali proseguì comunque con successo a Fontana Liri, Ceprano, Sturno, Matera, Monteroduni, Napoli, Alife e Auletta e non solo. Soprattutto durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale, Marchesiello si dedicò alacremente alla composizione: concerti per violino e per organo, messe, sinfonie per orchestra e – va da sé – composizioni originali per banda.

In copertina, Le gole del Vitarello (1797) in un’opera di Jakob Philipp Hackert.

IL MOSAICO DEL GRANATIERE

Il 18 febbraio 2015 un Granatiere di Sardegna in congedo (in congedo (il caporalmaggiore, poi sergente, Nello Sebastiano Genovese 9 sc 82 CCS 2 btg gra mecc ” CENGIO”) lanciò un appello, in forma di evento sul social network Facebook, dal titolo SALVIAMO IL MOSAICO DEL GRANATIERE che proponeva (al costo di un euro) l’adozione di una tessera del mosaico onde riuscire a salvarlo dalla possibile demolizione e finanziare il suo spostamento presso il Museo storico dei Granatieri di Sardegna *). L’entusiastica generosità con cui immediatamente risposero gli iscritti dell’Associazione Nazionale Granatieri di Sardegna, di cui fanno parte sia coloro che hanno militato con i bianchi alamari sia i simpatizzanti di questa specialità, mi ha particolarmente colpito e mi ha spinto a cercare qualche notizia sul Mosaico del Granatiere. Fu così che m’imbattei nel prezioso materiale fotografico raccolto dal Granatiere Ernesto Bonelli e, altrettanto generosamente, donata al Museo. Da questo si può evincere che la generosità aveva caratterizzato sin dal 23 agosto 1937 – data ufficiale d’inizio lavori – la realizzazione di questo grande mosaico policromo (circa trenta metri quadrati): vi si dedicarono infatti – nelle ore e nei giorni liberi dal servizio – granatieri, sottufficiali e ufficiali del 2° Reggimento Granatieri di Sardegna (tra cui il S.Ten, Lucchetti e il S.Ten. Tongiani) e, in particolar modo, il sottotenente dei Granatieri Lino Lipinsky De Orlov, autore ufficiale dell’opera realizzata con la cosiddetta tecnica vaticana.

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L’immagine scelta per il grande mosaico che decorava la facciata di quella che era la Casa del Granatiere, ovvero lo spaccio per la truppa (che all’epoca veniva chiamato “sala convegno della truppa”), fu quella del militare nell’atto di lanciare una granata: tale gesto, rifletteva il caratteristico impiego della Specialità nel primo periodo della sua esistenza. L’appellativo “granatieri” ebbe infatti origine dal fatto che, nel 1685, il re Vittorio Amedeo II di Savoia assegnò ad ogni compagnia del reggimento Guardie sei soldati incaricati di lanciare allo scoperto le granate. Avete letto proprio bene: 1685! I Granatieri sono, infatti, il più antico corpo militare italiano, poiché derivano direttamente dall’antico Reggimento delle Guardie Reali creato nel 1659 dal duca Carlo Emanuele II di Savoia e, sin dal 1664 a tale unità, spettava – nell’ordinamento militare – la precedenza su tutti gli altri reggimenti proprio per l’anzianità quale primo della fanteria d’ordinanza. La divisa grigioverde, indossata dal granatiere raffigurato nel mosaico, invece era stata adottata qualche anno dopo il trasferimento a Roma del 1° e del 2°Reggimento Granatieri di Sardegna, precedentemente di stanza a Parma e a Piacenza. Da allora gli alamari – che vengono, comunque, riprodotti sulle mostrine e che continuano a spettare ai soli Granatieri e Carabinieri – rimasero solo sull’alta uniforme da parata.

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Il Comandante del Reggimento, il Colonnello Alberto Mannerini, seguì personalmente la costruzione del mosaico e la realizzazione di tutti i numerosi affreschi (andati perduti) che decoravano le pareti all’interno della sala convegno truppa. La Casa del Granatiere, sita all’interno della Caserma Umberto I di piazza Santa Croce in Gerusalemme, che ospitava il Reggimento Granatieri di Sardegna fu ufficialmente inaugurata il 27 gennaio 1938 dal Capo del Governo Benito Mussolini.

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Durante il periodo bellico della Seconda Guerra Mondiale e della Guerra di Liberazione, il mosaico subì seri danni a causa di colpi d’artiglieria o di arma da fuoco di grosso calibro.

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Subito dopo le vicende belliche la Caserma fu abbandonata dall’Esercito e, nel 1958, fu ceduta dal Ministero della Difesa all’Intendenza di Finanza che, in massima parte, non la utilizzò: com’è facilmente intuibile, la scarsa manutenzione o – per meglio dire – lo stato di abbandono dell’infrastruttura comportarono l’inevitabile degrado del mosaico. Ai Granatieri questo fatto provocava una profonda sofferenza spirituale e rappresentava un motivo di vergogna per la stessa città di Roma, alla cui difesa i Granatieri di Sardegna sono preposti. Pertanto, non appena venne costituito, il 1 ottobre 1979, il 2° Battaglione Granatieri Meccanizzato Cengio – che ereditò medagliere, motto, simboli e stendardo del 2° Reggimento – i granatieri chiesero con insistenza e, per voce del Granatiere Generale Raffaele Simone, ottennero dallo Stato Maggiore dell’Esercito che il mosaico venisse distaccato, restaurato e trasferito nel cortile della loro caserma Alfonso Albanese Ruffo di via Tiburtina. Dal 1982 esso fu dunque fedele compagno di tanti militari, giustamente orgogliosi della loro appartenenza a un corpo tanto glorioso, e fu testimone di avvenimenti festosi come la ricostituzione del 2° Reggimento Granatieri di Sardegna nel 1992, ma anche di tragici eventi – quale il misterioso suicidio del granatiere pisano Claudio Fausto Leonardini, precipitato da una finestra il 4 luglio 1995 e morto dopo quasi due settimane di coma – e degli scandali che ne seguirono. ***)

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Nel 1996 i granatieri furono trasferiti a Spoleto (dove ora, dopo un nuovo scioglimento, restano soltanto la 5ª e la 6ª Compagnia Fucilieri, che fanno parte del 1º Reggimento Granatieri di Sardegna) e il granatiere del mosaico restò nuovamente solo, almeno fino a quando nel 2010 – in seguito all’annunciata dismissione della caserma da parte del Ministero della Difesa e alle ricorrenti notizie di assegnazione dell’intero complesso militare al Comune di Roma – non giunsero gli attivisti del movimento Action per il diritto alla casa a occupare simbolicamente il sito per qualche ora. ****) Naturalmente le condizioni del mosaico, nuovamente rimasto per anni privo di qualunque intervento di manutenzione, stavano volgendo nuovamente al degrado e c’erano seri rischi che venisse proprio definitivamente demolito.

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Ma vi pare che coloro che (insieme ad alcuni rinforzi di volontari tra bersaglieri, carabinieri, carristi, cavalieri, paracadutisti e polizia dell’Africa italiana e a una parte della popolazione romana) dettero origine alla Resistenza italiana contro l’occupazione nazista seguita all’armistizio dell’8 settembre 1943, scontrandosi duramente contro le preponderanti truppe tedesche e resistendo eroicamente per due giorni presso Porta San Paolo poi sul Campidoglio – ultimo baluardo della difesa di Roma, difeso dalla IV Compagnia Reclute del 1º Reggimento, comandata del Capitano Alberto Alessandrini –  avrebbero potuto rinunciare a uno dei loro simboli? NO DAVVERO!

Il motto dei Granatieri deriva dal grido «A me le guardie per l'onore di casa Savoia!» lanciato dal Duca Carlo Emanuele II di Savoia, comandante del Reggimento Guardie Reali (Granatieri), ai suoi uomini, che si lanciarono in un corpo a corpo contro gli austriaci nella Battaglia di Goito del 30 maggio 1848 (Prima Guerra d'Indipendenza) e risultarono decisivi per le sorti del combattimento. Il motto venne ridotto, dopo la proclamazione della Repubblica Italiana, all'attuale motto:

Il motto dei Granatieri deriva dal grido «A me le guardie per l’onore di casa Savoia!» lanciato dal Duca Carlo Emanuele II di Savoia, comandante del Reggimento Guardie Reali (Granatieri), ai suoi uomini, che si lanciarono in un corpo a corpo contro gli austriaci nella Battaglia di Goito del 30 maggio 1848 (Prima Guerra d’Indipendenza) e risultarono decisivi per le sorti del combattimento. Il motto venne ridotto, dopo la proclamazione della Repubblica Italiana, all’attuale motto: “A me le guardie ! “

E così, a soli due mesi di distanza dall’inizio della colletta, ecco che Il Granatiere di Lipinsky De Orlov torna a Piazza Santa Croce in Gerusalemme…e proprio nel giorno del 356° anniversario della costituzione del Corpo delle Guardie Reali, da cui deriva la specialità dell’Esercito Italiano denominata Granatieri di Sardegna: il 18 aprile.

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La Musica d’ordinanza del I Reggimento Granatieri di Sardegna – diretta dal Maestro Primo Maresciallo Luogotenente Domenico Morlungo – ha dunque accompagnato musicalmente la cerimonia inaugurale di riposizionamento del Mosaico del Granatiere.

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Il Sottosegretario di Stato alla Difesa, On. Domenico Rossi, taglia il nastro nel corso della cerimonia di riposizionamento del mosaico

Il Sottosegretario di Stato alla Difesa, On. Domenico Rossi, taglia il nastro nel corso della cerimonia di riposizionamento del mosaico “Il Granatiere” insieme al Presidente dell’Associazione Nazionale “Granatieri di Sardegna”, Generale di Corpo d’Armata nella riserva Mario Buscemi, e al Comandante della Brigata Meccanizzata “Granatieri di Sardegna”, Generale Maurizio Riccò.

“Oggi non potevo non essere qui, almeno per due motivi: primo perché da Sottosegretario alla Difesa, e quindi come esponente del Governo, ritengo che in tutte le cerimonie sia necessario far sentire la presenza delle Istituzioni; secondo perché, in passato, sono stato Comandante della Brigata Meccanizzata Granatieri di Sardegna e quindi, oltre al piacere di stare tra amici, sento l’orgoglio di avere contribuito all’operatività di una Brigata che ancora oggi è parte attiva di missioni nazionali (come Strade sicure)  e internazionali… Forse non tutti sanno apprezzare i valori che ci sono dietro una cerimonia come questa: cerimonie come quella odierna rappresentano un momento di grande riflessione e memoria ed è per questo che il mio plauso va al Presidente dell’Associazione Granatieri Gen. Buscemi per averla organizzata. Serve più cultura della difesa. E non dobbiamo dimenticare quel 25 aprile, quel giorno di Liberazione – che tra pochi giorni ci apprestiamo a “festeggiare” – e l’importanza del primo atto di resistenza della Divisione Granatieri contro i tedeschi l’8 settembre del 1943 a Porta San Paolo… La Resistenza, prima che fatto politico, fu soprattutto rivolta morale. Questo sentimento, tramandato di padre in figlio, costituisce un patrimonio che deve permanere nella memoria collettiva del Paese… Quindi, in un momento di crisi di valori etici e morali, una rinascita è certamente possibile per tutti (anche nei momenti di difficoltà) chiamando: A ME LE GUARDIE!”: ha dichiarato il Sottosegretario di Stato alla Difesa on. Domenico Rossi.

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L’attuale Comandante della Brigata Meccanizzata Granatieri di Sardegna, Generale di Brigata Maurizio Riccò, ha esaltato – al termine della cerimonia e del concerto – la figura del Granatiere che, nel solco delle tradizioni, “ha partecipato a tutte le più importanti battaglie per la costituzione dell’Unità d’Italia e fornisce, costantemente, il proprio contributo in molteplici scenari nazionali e internazionali, anche per la sicurezza dei cittadini”.

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Nel solco delle tradizioni anche il breve, ma suggestivo concerto che la Musica d’ordinanza dei Granatieri ha tenuto dinanzi ai numerosi presenti, emozionati nel riascoltare le marce della loro plurisecolare tradizione..

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tra cui la celeberrima Marcia d’ordinanza intitolata “I Pifferi”, scritta nel 1775 (pare da tale P. Napolitano) come marcia e sveglia per il 3° Reggimento Granatieri Guardie

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E l’indomani, per festeggiare degnamente il ritorno de Il Granatiere nella sua sede originaria, si sono riuniti tutti (o quasi) gli ex commilitoni che avevano fatto parte del 2° Battaglione Cengio.*****) e che ricordano con nostalgia i tempi in cui erano alloggiati nella caserma di Via Tiburtina, che non è più stata dismessa ed è attualmente sede del Reparto Comando e Supporti tattici della Brigata meccanizzata “Granatieri di Sardegna”.

Al termine della Grande Guerra i Granatieri di Sardegna furono destinati al presidio di Fiume, ma - in seguito a problemi con la minoranza croata - furono allontanati dalla città il 25 agosto 1919. Acquartieratisi a Ronchi di Monfalcone (ora Ronchi dei Legionari), sette ufficiali inviarono a Gabriele D'Annunzio la lettera da cui sarebbe poi scaturita l'Impresa di Fiume: « Sono i Granatieri di Sardegna che Vi parlano. È Fiume che per le loro bocche vi parla. Quando, nella notte del 25 agosto, i granatieri lasciarono Fiume, Voi, che pur ne sarete stato ragguagliato, non potete immaginare quale fremito di entusiasmo patriottico abbia invaso il cuore del popolo tutto di Fiume… Noi abbiamo giurato sulla memoria di tutti i morti per l'unità d'Italia: Fiume o morte! e manterremo, perché i granatieri hanno una fede sola e una parola sola. L'Italia non è compiuta. In un ultimo sforzo la compiremo. » Il

Al termine della Grande Guerra i Granatieri di Sardegna furono destinati al presidio di Fiume, ma – in seguito a problemi con la minoranza croata – furono allontanati dalla città il 25 agosto 1919. Acquartieratisi a Ronchi di Monfalcone (ora Ronchi dei Legionari), sette ufficiali inviarono a Gabriele D’Annunzio la lettera da cui sarebbe poi scaturita l’Impresa di Fiume: « Sono i Granatieri di Sardegna che Vi parlano. È Fiume che per le loro bocche vi parla. Quando, nella notte del 25 agosto, i granatieri lasciarono Fiume, Voi, che pur ne sarete stato ragguagliato, non potete immaginare quale fremito di entusiasmo patriottico abbia invaso il cuore del popolo tutto di Fiume… Noi abbiamo giurato sulla memoria di tutti i morti per l’unità d’Italia: Fiume o morte! e manterremo, perché i granatieri hanno una fede sola e una parola sola. L’Italia non è compiuta. In un ultimo sforzo la compiremo. » Il “poeta vate”, seppure fosse un Tenente in congedo dei Lancieri di Novara, volle farsi carico delle temerarie operazioni per la riconquista di Fiume (per la quale sarebbe stato insignito del grado onorifico di Generale di Brigata Aerea). Durante la fase finale dell’Impresa di Fiume volle indossare l’uniforme da Tenente colonnello dei “Granatieri di Sardegna” e onorare il Corpo coniando il motto “Di noi tremò la nostra vecchia gloria: tre secoli di fede e una vittoria.” che fu adottato con particolare entusiasmo dai Granatieri del II Reggimento (di cui il 2° Btg. Cengio raccolse l’eredità).

*) http://www.museimilitari.it/Articolo.asp?Articolo=MuseoGranatieri

**) http://www.granatieridisardegna.it/galleria_lipinsky_2.htm

***) http://archiviostorico.corriere.it/1997/luglio/09/Storie_sesso_caserma_co_10_9707097315.shtml      http://archiviostorico.corriere.it/1997/luglio/17/supertestimone_granatiere_buttato_dalla_finestra_co_10_9707178650.shtml  http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/12/20/tutti-assolti-per-la-morte-del-granatiere.html

****) http://www.abitarearoma.net/action-occupa-la-caserma-ruffo/

*****) http://militarynewsfromitaly.com/2015/04/20/ritorno-alla-naja-per-un-giorno-raduno-del-2-battaglione-cengio/

Porta di Roma

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Nell’ambito delle celebrazioni e dei festeggiamenti che si stanno svolgendo in tutta Italia in occasione del Bicentenario dell’Arma dei Carabinieri, è stata allestita una mostra interessante presso la “Galleria Commerciale Porta di Roma”. Affollati gli stands espositivi delle varie specialità della Benemerita e l’esposizione di alcuni mezzi in dotazione: gazzelle “vintage” come Alfa Romeo Giulia, Alfa Romeo 90 e Fiat 600, ma anche Lotus Evora, Alfa Romeo 159 e Fiat Bravo per quanto riguarda le quattro ruote; la mitica Moto Guzzi Superalce, ma anche la moderna BMW R1200 R per gli amanti della Sezione Motociclisti del Nucleo Operativo Radio Mobile dei Carabinieri….che, stando a quanto mi ha riferito il “collega” Enrico Fasciolo – autore di queste bellissime fotografie – erano davvero tanti.

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Folla entusiasta in occasione delle dimostrazioni pratiche date dalle Unità cinofile come esempio dei servizi di polizia antidroga. Calorose dimostrazioni d’affetto – infine – nei confronti dell’Arma da parte del folto pubblico intervenuto al concerto della Fanfara della Legione Allievi Carabinieri di Roma, diretta dal Maresciallo Capo M° Danilo Di Silvestro: magnifica la Grande Uniforme Storica con il pennacchio biancorosso sulla lucerna, la doppia banda rossa sui pantaloni e gli speroni ai piedi… Queste sono le “note” caratteristiche, che distinguono – infatti – i corpi musicali dell’Arma dei Carabinieri da tutti gli altri reparti della quarta forza armata della Repubblica Italiana e traggono origine dal primo antico nucleo di otto trombetti a cavallo (istituito il 1 ottobre 1820) da cui si sarebbero poi “generate” le Fanfare della XIV Legione della Scuola Allievi Carabinieri di Torino e della VII Legione Carabinieri di Napoli e da esse via via la Fanfara poi la Musica e infine la Banda della Legione Allievi Carabinieri di Roma che – sotto l’attenta guida del Maestro Luigi Cajoli divenne la Banda Musicale dell’Arma dei Carabinieri. Attualmente, dopo lo scioglimento della Fanfara della Legione Allievi Carabinieri di Torino, l’Arma dei Carabinieri può ancora contare sulle Fanfare del III Battaglione “Lombardia”, del X Battaglione “Campania” e del XII Battaglione “Sicilia” (di stanza rispettivamente a Milano, Napoli e Palermo), sulla Fanfara del IV Reggimento Carabinieri a Cavallo (di stanza a Roma) e sulle Fanfare della Scuola Allievi Marescialli e Brigadieri e della Scuola Allievi Carabinieri (di stanza, rispettivamente, a Firenze e a Roma).

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Si deve alla lungimiranza del dottor Filippo De Ambrogi, direttore della Galleria Commerciale Porta di Roma, e alla sua fruttuosa collaborazione con il Luogotenente Andrea Marrese , Comandante della Stazione Carabinieri “Nuovo Salario” la realizzazione di questo riuscitissimo concerto e alla brava – seppur giovanissima e forse un po’ timida (dote rara oggigiorno, la timidezza) – Selenia Orzella, che ha illustrato brevemente la storia della Fanfara della Scuola Allievi Carabinieri di Roma: istituita nel 1885 per presenziare alle numerose cerimonie ufficiali d’istituto e per far marciare gli Allievi, essa è attualmente composta da 45 professori musicisti, provenienti dai vari Conservatori d’Italia e non solo presenzia a importanti manifestazioni sia militari che civili, ma effettua importanti concerti sia in Italia sia all’estero. Dal 1997, come ha ricordato la presentatrice, essa è diretta dal Maresciallo Capo Maestro Danilo Di Silvestro: diplomato in Trombone e in Perfezionamento nel corso di Direzione di Banda presso il Conservatorio di Pescara, ha conseguito il Diploma di Strumentazione per Banda presso il Conservatorio Licinio Refice di Frosinone. Uno dei suoi insegnanti, la professoressa Antonia Sarcina, era presente – tra il pubblico delle prime file – al concerto, che si è aperto – come da tradizione ormai consolidata – dalla marcia sinfonica “Dorotea”, composta dal Maestro Vincenzo Borgia (Direttore della Banda Musicale dell’Arma dei Carabinieri dal 1972 al 2000).

A seguire la trascrizione per banda scritta dal Maestro Domenico Fantini (suo predecessore) della “Marcia, Danza e Finale” del Secondo Atto dell’opera lirica “Aida” di Giuseppe Verdi.

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Colpito al cuore il pubblico da una raffica musicale di ottoni, percussioni e fiati nel medley “Moment for Morricone”: arrangiamento del compositore olandese Johan De Meij – in omaggio al Maestro Ennio Morricone e alle sue colonne sonore per i film del genere “spaghetti western” di Sergio Leone – talmente suggestivo che sembrava di sentire le voci di Clint Eastwood, Eli Wallach e Lee Van Cleef ne “Il buono, il brutto e il cattivo” o di veder apparire la bellissima Claudia Cardinale, il fascinoso Henry Fonda o il truce Charles Bronson di “C’era una volta il west”.

L’atmosfera si è fatta più elegante e raffinata con il bellissimo “Blues” di Michele Mangani (uno dei pochi compositori italiani di musica per banda!) tratto da “Un Americano a Parigi” di George Gershwin: splendido l’assolo dell’Appuntato scelto Maurizio Trequattrini in occasione del “canto del cigno” del suo Clarinetto soprano in Si bemolle, che ha suonato in concerto con la Fanfara dei Carabinieri di Roma (oltre che in passato nella Fanfara dei Carabinieri di Firenze e spesso con la Banda centrale dell’Arma) per l’ultima volta…visto e considerato che d’ora in poi presterà il suo talento alla voce del Clarinetto piccolo in La bemolle…più acuta e più difficile!

Ha avuto modo di fare sfoggio della sua bravura anche il solista Leonardo Vinciarelli alla Tromba in Si bemolle nella colonna sonora composta nel 1997 da Nicola Piovani per il film “La vita è bella” – di e con Roberto Benigni – con la quale vinse il Premio Oscar nel 1999…

Immancabile il “Guillaume Tell” composto dal celeberrimo compositore pesarese Gioachino Antonio Rossini, che ha visto il Maresciallo Capo M° Danilo Di Silvestro nella doppia veste di direttore della Fanfara e di direttore del pubblico, assolutamente entusiasta.

Infine l’Ouverture che il compositore olandese Jacob De Haan scrisse “su commissione” per la “Saint Peter’s Wind Symphony” di Brisbane, in Australia, dedicandola a “Ross Roy”: la villa monumentale di tardo Ottocento in cui venne fondato nel 1945, il Collegio Saint Peter’s Lutheran e che ne è sempre rimasta simbolo. In questa composizione Ross Roy si trasforma in vera e propria metafora degli anni trascorsi a scuola: vi si ritrovano i toni solenni della disciplina, i toni sereni dei momenti gioiosi e dei sorrisi, i toni intensi dei primi amori, delle amicizie, i toni orientaleggianti simbolo della diversità delle culture presenti ormai nella scuola moderna e della comprensione reciproca e nuovamente solenni per rappresentare i momenti di tensione che caratterizzano il periodo scolastico a ridosso dell’esame finale e infine l’apoteosi gioiosa della raggiunta maturità al termine del ciclo di studi: sembra quasi di veder volare i berretti alla fine della cerimonia di consegna del diploma. L’Ouverture si conclude e inizia la vita adulta. Spero di essere riuscita a darne la giusta lettura attraverso le fotografie:

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Dopo il saluto di ringraziamento alle Autorità ed ai cittadini presenti da parte del Maggiore Alessandro Di Stefano, Comandante della Compagnia Carabinieri di “Montesacro”, da cui dipende il Comando Stazione Carabinieri “Nuovo Salario”, http://youtu.be/LmtB_9AB4JI la Fanfara della Scuola Allievi Carabinieri di Roma ha concluso il concerto eseguendo la marcia d’ordinanza (dal 1929) dell’Arma dei Carabinieri – “La Fedelissima” di Luigi Cirenei, il secondo direttore della Banda dell’Arma –

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e l’inno nazionale della Repubblica Italiana, che tutti chiamano “Fratelli d’Italia” o “Inno di Mameli”, ma che in realtà sappiamo essere stata scritta e composta da Michele Novaro col titolo “Il canto degli Italiani”.

Fino a qualche tempo fa il “Si!” conclusivo dell’inno nazionale segnava effettivamente la fine di qualunque concerto degli organici musicali militari italiani: recentemente si è invece diffusa l’abitudine a richiedere e concedere bis anche dopo di esso. La Fanfara non si è lasciata troppo pregare e ha “improvvisato” la marcia a tempo di valzer “Wien bleibt Wien” di Johann Schrammel: ci ha fatto pensare al Concerto di Capodanno, a quel giorno pieno di speranza per quel che il Nuovo Anno promette di portare di bello e di buono….e speriamo che funzioni – considerata anche la “location” del concerto – contro la crisi.

Commovente l’affetto della gente che, al termine del concerto. si è accalcata e messa in fila – anziché per un nuovo modello di apparecchio di telefonia mobile – per salutare i musicisti, il Capo Fanfara e persino la sottoscritta, onorata ed emozionata nella mia uniforme da Benemerita dell’Associazione Nazionale Carabinieri – sezione “V.B. SALVO D’ACQUISTO” di Ponsacco (PI).

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Claudia Giannini

 

Band of Brothers

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Concerto di Natale per pianoforte e fanfara – Teatro Villoresi – Monza, 29 novembre 2013.
La pianista Katia Genghini e la Fanfara del III Battaglione Carabinieri “Lombardia” offriranno un bellissimo concerto, finalizzato alla raccolta fondi per la realizzazione di un Centro di ascolto e di sostegno psicologico rivolto ai reduci delle missioni di pace, ai familiari dei caduti e agli invalidi vittime del dovere, del terrorismo e della criminalità organizzata. Pertanto è prevista un’offerta libera all’ingresso.
La prenotazione è obbligatoria: potete contattare l’Associazione Vittime del dovere telefonando al n° 3665319827 nelle fasce orarie 10.00-12.00/15.00-18.00 e consultare il sito internet http://www.vittimedeldovere.it
Siate generosi!
Nota Bene: Outsider della serata, al flauto e all’ottavino l’ottimo Massimiliano Priamo Ferrara, che presta attualmente servizio presso il N.O.R.M. di Como, in vana attesa da anni – per cavilli burocratici – di essere chiamato a far parte dell’organico della Fanfara della Legione Allievi Carabinieri di Roma. La Fanfara del III Battaglione Carabinieri “Lombardia”, cui manca temporaneamente il flautista titolare, lo ha chiamato per questo concerto ed egli ha accettato con entusiasmo, anche in considerazione della buona causa cui l’evento è collegato: nonostante la distanza non piccola tra Como e Milano e i mille impegni legati al suo status militare e alla sua passione per la musica, corre alle prove ogni giorno. I colleghi, per l’occasione, hanno deciso di prestargli o regalargli ciascuno una parte della propria alta uniforme: una vera Banda di Fratelli! Siamo (quasi) commossi.

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Alta Uniforme Fanfara