
Il Capitano Paolo Mezzanotte, comandante del Gruppo Squadroni dell’8° Reggimento “Lancieri di Montebello” al XLIII raduno nazionale dell’Arma di Cavalleria che si svolse a Torino dal 20 al 22 maggio 2011.
La Cavalleria dell’ Esercito Italiano trae origine dalla cavalleria sabauda e, in particolare, dai suoi primi reggimenti di “Dragoni”. Nel Ducato di Savoia (Duchy of Savoy) – seppure sembra che, sin dal 1661 esistessero due reggimenti di guardie reali a cavallo a difesa del sovrano e della sua consorte – la nascita di questa specialità risale al 1683, anno in cui venne creato il primo reggimento col nome di “Dragoni di Sua Altezza Reale”, detti anche “Dragons Bleus” a motivo del colore della loro uniforme. Prima della fine del secolo furono istituiti i reggimenti dei “Dragoni del Genevois” (Dragons Verts, 1689, uniforme di colore verde) e dei “Dragoni di Piemonte” * (Dragons Jaunes *, 1690, uniforme di colore giallo). A questi si aggiunsero, tra gli anni venti e trenta del Settecento, i reggimenti denominati “Dragoni di Sardegna” (stanziati nell’omonima isola) e “Dragoni della Regina” creato durante la Guerra di successione polacca (War of the Polish Succession) con i cavalieri della disciolta “Compagnia Usseri”). La cavalleria dell’ Armata Sarda fu molto apprezzata nel mondo per il valore in combattimento, soprattutto dopo essersi distinta nel corso della Guerra di successione spagnola (War of the Spanish Succession). La forza media disponibile – in tempo di pace – raggiungeva il numero di duemilaquattrocentoventi (2.420) cavalieri, che poteva essere raddoppiato in periodo di guerra. La cavalleria sarda includeva ben tre reparti di Guardie del Corpo al servizio del sovrano (per un totale di centoventi uomini in tempo di pace e duecentosessanta in tempo di guerra) e sei reggimenti regolari. Ogni reggimento era composto da uno Stato Maggiore, un numero di Squadroni attivi variabile da quattro a sei e uno Squadrone di deposito. Ogni squadrone era costituito da cinque ufficiali, sei sottufficiali, due trombettieri, due maniscalchi, un sellaio, centotrenta soldati e cento cavalli. Dopo quasi un secolo di mutamenti negli organici militari esistevano, nel 1774, quattro reggimenti di Dragoni e quattro di Cavalleggeri, poi prosciolti dal giuramento di fedeltà da re Carlo Emanuele IV di Savoia il 9 dicembre 1798, a seguito dell’occupazione francese del Piemonte (soltanto i “Dragoni di Sardegna”, reggimento di stanza sull’omonima isola non venne disciolto). In seguito alla Restaurazione francese (Restauración borbónica en Francia) ebbe inizio, sin dal maggio 1814, un processo di ricostituzione dei reggimenti di cavalleria, che culminò – nel periodo compreso tra la Prima guerra d’indipendenza e la Seconda guerra d’indipendenza – il 19 marzo 1852 nella seguente disposizione: 4 reggimenti di cavalleria di linea (Nizza, Piemonte reale, Savoia, Genova), 1 Squadrone Guide, 5 reggimenti di cavalleggeri (Novara, Aosta, Saluzzo, Monferrato, Alessandria).
Dopo le annessioni degli Stati preunitari al neonato Regno d’Italia e fino alla guerra 1915-18 (Prima Mondiale) l’aumento della forza a disposizione della Cavalleria del Regio Esercito proseguì sino a raggiungere il numero massimo di trenta Unità al termine del conflitto. L’Arma di Cavalleria del Regio Esercito comprendeva, alla vigilia della Grande Guerra, tredici reggimenti di cavalleria, un gruppo di squadroni carri leggeri e cinque squadroni palafrenieri: 1° Rgt Nizza Cavalleria, 2° Rgt Piemonte Cavalleria, 3° Rgt Savoia Cavalleria, 4° Rgt Genova Cavalleria, 5° Rgt Lancieri di Novara, 6° Rgt Lancieri di Aosta, 7° Rgt Lancieri di Milano, 8° Rgt Lancieri di Montebello, 9° Rgt Lancieri di Firenze, 10° Rgt Lancieri di Vittorio Emanuele II, 12° Rgt Cavalleggeri di Saluzzo, 13° Rgt Cavalleggeri di Monferrato, 14° Rgt Cavalleggeri di Alessandria, 15° Rgt Cavalleggeri di Lodi, 16° Rgt Cavalleggeri di Lucca, 19° Rgt Cavalleggeri Guide, 30° Rgt Cavalleggeri di Palermo, Cavalleggeri di Sardegna e Gruppo Carri Veloci. Ciascun reggimento era costituito da un comando e da un numero variabile di squadroni e deteneva un deposito territoriale.
Durante la Prima guerra mondiale gli Squadroni di Cavalleria furono messi a dura prova e i suoi eroi combatterono strenuamente sino all’estremo sacrificio non solo a cavallo, ma anche a piedi, nelle trincee e fra i reticolati (prove di inenarrabile valore furono offerte, in particolare, nel corso dei combattimenti di Pozzuolo del Friuli), in occasione dei quali si rese protagonista la II Brigata di Cavalleria bloccando l’avanzata nemica verso il Fiume Piave).
Gli ordinamenti di pace ridussero i reggimenti di cavalleria dapprima a sedici (1919) e poi a dodici (1920), numero che rimase fissato anche nel successivo ordinamento del 1926, ma ben presto essi subirono forti riduzioni finché, nel 1930, furono inseriti negli organici delle Divisioni Celeri. L’inserimento, poi, dell’elemento meccanico in sostituzione del cavallo portò alla formazione, nel 1934, dei primi Gruppi Carri Veloci presso le “Guide”.
Nel giugno 1940 – per affrontare la Seconda guerra mondiale – le Divisioni Celeri sono tre: in seno a queste i reggimenti di cavalleria vengono aumentati a tredici e poi a sedici: anche in quel drammatico periodo della nostra storia, l’Arma di Cavalleria italiana diede prova di grande valore soprattutto in Russia, nella Penisola balcanica e a Roma (8 settembre 1943).
L’ Armistizio 8 settembre 1943 provoca il discioglimento e la dispersione di tutti i reggimenti di cavalleria italiani, ma nella Guerra di liberazione italiana operarono alcuni reparti di salmerie e uno squadrone di cavalleria, inquadrato nel IX Reparto d’assalto del Gruppo di Combattimento “Legnano” (http://it.wikipedia.org/wiki/Gruppi_di_Combattimento#Gruppo_di_Combattimento_.22Legnano.22). All’interno dell’ Esercito della Repubblica Italiana, “nata” il 2 giugno 1946, furono ricostituiti alcuni “Gruppi Esploranti” poi trasformati in Reggimenti di Cavalleria Blindata, che soltanto il 4 novembre 1958 avrebbero ripreso le antiche denominazioni. All’Arma di cavalleria, con decreto del 23 marzo 1982, è stata concessa la Bandiera di guerra (War flag), il cui vessillo è affidato in custodia alla Scuola di Cavalleria Lecce. Il Decreto Ministeriale del 1° giugno 1999 ha ridisegnato l’Arma di Cavalleria, inserendo nelle sue fila sia l’ Aviazione dell’Esercito che la Fanteria Carristi, che hanno rispettivamente assunto la denominazione di Cavalleria dell’Aria e di “Specialità Carristi dell’Arma di Cavalleria”, mentre i reparti già appartenenti all’Arma di Cavalleria sono stati definiti reparti di “Cavalleria di Linea”. La Legge n° 276 del 2 agosto 1999 ha assegnato a tutti i suddetti reggimenti di cavalleria uno Stendardo, in sostituzione della predetta Bandiera di Guerra. Il 3 novembre 2003 la sopracitata “Cavalleria dell’Aria” è confluita nell’Aviazione dell’Esercito, riconosciuta nuovamente come specialità di Forza Armata. Attualmente i reggimenti della Cavalleria di Linea compongono la Brigata di Cavalleria e sono inseriti nell’organico di quasi tutte le Brigate operative. Ciascun reggimento di cavalleria – indipendentemente dalla Brigata in cui si trovi inserito – è costituito in un Comando e in uno Squadrone Comando e Supporto: dal Comando di Reggimento dipende un Gruppo Squadroni, costituito da quattro Squadroni Blindati dotati di Blindo “Centauro”, “Puma” a quattro e a sei ruote, e VTLM “Lince”.

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Veicolo blindato leggero per trasporto truppe PUMA 6×6 prodotto dal Consorzio Iveco Fiat – Oto Melara.

Il Veicolo Tattico Leggero Multiruolo (VTLM) “Lince” è un mezzo blindato leggero di nuova generazione prodotto dalla Iveco Defence Vehicles di Bolzano.
Tali reggimenti sono – ad oggi – otto e i loro Stendardi risultano decorati, complessivamente, di cinque Medaglie d’Oro, nove Medaglie d’Argento, sedici Medaglie di Bronzo ed una Croce di Guerra al Valor Militare, una Medaglia d’Argento e quattro di Bronzo al Valore dell’Esercito, una Croce di Bronzo al Merito dell’Esercito e una d’Argento al Valor Civile. Essi sono: 1° Reggimento “Nizza Cavalleria”, 2° Reggimento “Piemonte Cavalleria”, 3° Reggimento “Savoia Cavalleria”, il 4° Reggimento “Genova Cavalleria”, il 5° Reggimento “Lancieri di Novara”, il 6° Reggimento “Lancieri di Aosta”, l’ 8° Reggimento “Lancieri di Montebello” e il 19° Reggimento “Cavalleggeri Guide”. La Festa dell’Arma di Cavalleria, per qualche tempo fissata al 30 ottobre in ricordo della già citata Battaglia di Pozzuolo del Friuli del 1917, si celebra il 23 aprile (in coincidenza con la festa di San Giorgio, patrono della stessa).

San Giorgio (Cappadocia, 275-285 circa – Nicomedia, 23 aprile 303) uccide il drago, Piccolo Eremo delle Querce
L’inno dell’Arma di Cavalleria (che comprende anche il 4º Reggimento carabinieri a cavallo, appartenente all’Arma dei Carabinieri, quarta forza armata soltanto dal 2000 e precedente facente parte dell’Esercito) è “Prinz Eugen Marsch” composta nel 1800 da Andreas von Leonhardt in onore del Principe Eugenio e ispirata alla canzone popolare in lingua tedesca Prinz Eugen Lied (1719) *). La recente scoperta di un manoscritto conservato nella Wiener Stadtbibliothek (Biblioteca Comunale di Vienna) avrebbe, in realtà, rivelato l’esistenza di una versione composta nel 1710 da Gustav Fischer *). Ne esiste anche una versione più “moderna” – e, probabilmente, più bella – composta da Josef Strauss col titolo di “Prinz Eugen-Marsch”, Op. 186 ***). Essa è dedicata a Eugenio di Savoia (Parigi, 18 ottobre 1663 – Vienna, 21 aprile 1736), rampollo della famiglia dei Savoia-Soissons (ramo dei Savoia-Carignano) che militò sin da giovanissimo al servizio del Casato Asburgo/Este ed intraprese la carriera militare nell’Esercito austro-ungarico del Sacro Romano Impero, divenendone ben presto comandante. Egli è da molti considerato l’ultimo, in ordine cronologico, dei capitani di ventura, ma in realtà fu molto di più: si rivelò, infatti, anche un abile riformatore dell’esercito austriaco e vero precursore della guerra “moderna”. Fu indubbiamente uno dei migliori strateghi del suo tempo: con le sue vittorie e la sua opera di politico assicurò, infatti, agli Asburgo e all’ Austria la possibilità di imporsi nella penisola italica (l’Italia sarebbe “nata” poco meno di un paio di secoli dopo) e nell’ Europa centrale (Central Europe) ed Europa orientale (Eastern Europe). Conosciuto anche come il “Gran Capitano”, il “Marte senza Venere” (perché scelse di servire la Cavalleria senza mai sposarsi), “der edle Ritter” (il nobile cavaliere) e “roi des hônnetes gens” (il sovrano della gente onesta), il Principe Eugenio fu insignito anche dell’ Ordine del Toson d’oro da Carlo II di Spagna (Charles II of Spain) e combatté la sua ultima battaglia a 72 anni.
Durante la mia navigazione nel mare del web ho trovato tre interessanti incisioni – di cui una cantata – precedenti alla Grande Guerra. ****)
Gli organici musicali militari italiani – a quanto ne so – eseguono l’arrangiamento per banda scritto da Amleto Lacerenza (primo Maestro Direttore – in ordine cronologico – della Banda Musicale dell’Esercito, ricoprì tale prestigioso incarico dal 1964 al 1972). Vi propongo l’ascolto di una versione incisa su vinile dalla Banda Musicale della Guardia di Finanza
e le versioni dal vivo dalla Fanfara della Brigata Alpina “Tridentina” http://youtu.be/B0zccgGtyrk e dalla Fanfara della Brigata di Cavalleria “Pozzuolo del Friuli” http://youtu.be/FPMMrcs0KlY, della Fanfara Alpina Tridentina in congedo http://youtu.be/aDx5Tt5zSKY e della Fanfara dei Congedati della Brigata Alpina “Cadore” http://youtu.be/6ynC4eathcM. Per ultime, ma soltanto perché i filmati sono stati realizzati per Alamari Musicali vi propongo tre esecuzioni della Fanfara del 4° Reggimento Carabinieri a Cavallo nel 2013 http://youtu.be/4zHaRaB-vs4, nel 2014 http://youtu.be/i1gSeh7JA7A e nel 2015 http://youtu.be/W37ZuRJjniM.
*) http://youtu.be/aYWBnTqoYvU
**) http://youtu.be/tC7U1Zrs-SE
***) http://youtu.be/5-JEp3pKYrk
****) http://youtu.be/7yX1trRjJFI