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Non ha senso se non ha swing

Fotografia di proprietà de “La Prealpina

Gazzada Schianno, 2 Agosto 2024

Il parco della bellissima villa sette-ottocentesca appartenuta alle facoltose famiglie dei Perabò, dei Melzi e dei Cagnola (e ora nota, semplicemente, come Villa Cagnola) ha ospitato un bellissimo concerto della Banda musicale del Corpo della Guardia di Finanza, nell’ambito della quarantasettesima edizione della rassegna Musica in Villa. Ampio e variegato il programma musicale offerto dalla formazione musicale delle Fiamme Gialle diretta dal Maestro Col. Leonardo Laserra Ingrosso: brani di musica barocca, lirica (in particolare, Giacomo Puccini e Giuseppe Verdi), pop (in particolare, You are the sunshine of my life di Stevie Wonder), jazz e colonne sonore (quelle di Hans Zimmer sono un cavallo di battaglia di questa banda) – oltre, naturalmente, alla marcia d’ordinanza del Corpo della Guardia di Finanza, che celebra proprio quest’anno il duecentocinquantesimo anno di esistenza, e all’Inno Nazionale della Repubblica Italiana – hanno incantato i numerosi presenti. Tra questi – oltre al Comandante Interregionale dell’Italia Nord Occidentale (Gen. C.A. Fabrizio Carrarini) e al comandante provinciale della Guardia di Finanza (Gen. B. Crescenzo Sciaraffa) – il Prefetto (Salvatore Pasquariello) e il Questore (Enrico Mazza) di Varese, il Sindaco di Gazzada Schianno (Stefano Frattini) e il Presidente della Provincia di Varese (Marco Magrini), il comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri (Col. Marco Gagliardo) e altre autorità civili, militari e religiose locali. A fare gli onori di casa – insieme al presidente della Pro loco di Gazzada Schianno (Angelo Carabelli) – un’ospite d’eccezione: il Ministro dell’Economia e delle Finanze della Repubblica Italiana (on. Giancarlo Giorgetti), nato nella vicina Cazzago Brabbia: «… Sono orgoglioso di portare qui, nella mia terra, il corpo musicale della Guardia di Finanza, che compie duecentocinquant’anni… Sono anche orgoglioso di mostrare a tutti voi una realtà che, grazie al volontariato della Pro loco, guidata magistralmente da Angelo Carabelli, da quarantasette anni fa cultura musicale di altissimo livello».

Tra le esecuzioni più applaudite, il Te Deum di Marc-Antoine Charpentier (in cui hanno brillato le trombe barocche dei solisti Domenico Agostini e Paolo Maio)

Marc-Antoine Charpentier compose il TE DEUM (H. 146 in re maggiore per soli, coro ed orchestra) fra il 1688 e il 1689, nel periodo in cui ricoprì il ruolo di Maestro di musica nel collegio gesuita presso la chiesa di Saint Louis-le-Grand in Rue Antoine a Parigi. Secondo alcune fonti, invece, la composizione risalirebbe al 1692 e sarebbe stata scritta per celebrare la vittoria militare dell’esercito francese al servizio del re Luigi XIV a Steinkerque). Da molti anni il preludio è utilizzato come sigla dei collegamenti televisivi in eurovisione.

Anche il primo clarinetto (1° Lgt Antonio Galella) ha avuto il suo momento di gloria, con la esecuzione del brano Jazz band composto – per Clarinetto in Sib e banda – da Luciana Sasdelli e Amedeo Tommasi e trascritta da Didier Ortolan in onore del grande clarinettista Henghel Gualdi.

Probabilmente, però, il brano che ha dato un significato particolare alla serata è stato It don’t mean a thing (if don’t have that swing)

Edward Kennedy “Duke” Ellington (Washington, 29 aprile 1899 – New York, 24 maggio 1974) lo compose – proprio nel mese di Agosto (del 1931), durante l’intervallo di uno spettacolo alla Lincoln Tavern di Chicago – ispirandosi a una frase che il suo trombettista Bubber Miley (che, proprio in quei giorni, stava morendo di tubercolosi) era solito dire. Proprio grazie a quel titolo, in cui compariva per la prima volta in assoluto, la parola swing entrò nel linguaggio comune e diede il nome all’era musicale che stava iniziando e che fu poi chiamata “l’età dello swing”. Il pezzo, il cui testo fu scritto da Irving Mills – rimase per decenni nel repertorio dell’orchestra di Ellington e, fino al suo scioglimento, veniva eseguita quasi in ogni concerto. Poi divenne uno standard jazz tra i più famosi in assoluto e il titolo è assurto quasi al rango di proverbio.

Al temine del concerto, tutti i presenti si sono alzati in piedi e hanno intonato Il Canto degli Italiani : composto e scritto, nel 1847, da Michele Novaro (che si basò su un poemetto patriottico scritto dal giovanissimo Goffredo Mameli), fu scelto da Giuseppe Verdi per rappresentare il neonato Regno d’Italia nel suo Inno delle Nazioni (composto per la Esposizione universale che si tenne a Londra nel 1862) e divenne poi Inno Nazionale della Repubblica Italiana (in sostituzione della Fanfara e marcia reale d’ordinanza composta da Giuseppe Gabetti) de facto il 12 Ottobre 1946 e de iure il 30 Dicembre 2017. Continuare a preferirgli il coro Va’ pensiero tratto dall’opera Nabucco dello stesso Verdi, non ha pertanto alcun senso.