L’Aquila torna a volare… col passo dell’alpino!

A quasi una settimana dalla conclusione dell’88° Adunata degli Alpini​, a L’Aquila​ si parla sommessamente di “depressione post Adunata”. Complice un’ecosistema sociale fragile dovuto allo spargimento della comunità cittadina nelle new town post terremoto, la città torna a riaprire i cantieri – chiusi da un’ordinanza del sindaco Massimo Cialente​ per tutta la settimana che ha preceduto la tre giorni alpina – e alla vita di sempre. In tanti hanno rivisto una città nuovamente viva, con un centro storico quotidianamente quasi deserto, insolitamente invaso da migliaia di persone in festa. Una città illuminata a giorno e traboccante di gente come non la si vedeva almeno da 6 anni.

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Un punto di ritrovo per i quasi 400 mila alpini arrivati nel capoluogo abruzzese che hanno invaso pacificamente, come nella tradizione delle adunate, il centro storico anche con mezzi di locomozione (trattori, carri, motocicli d’epoca) addobbati ad hoc tra bandiere e botti, e bottiglie di vino. Momenti che quasi tutti rimpiangono ora, sebbene nei giorni precedenti l’ Adunata Alpini L’Aquila​, a prevalere era la preoccupazione per i disagi che si sarebbero vissuti. La macchina organizzativa ha funzionato in puro stile alpino; dato che l’A.N.A. è uno dei pilastri della Protezione Civile​, non sono certo mancate tecnologie, infrastrutture ed impianti per far sorgere tendopoli in tutte le contrade e nei borghi limitrofi a L’Aquila (Abruzzo)​. In questi veri e propri accampamenti, che data l’enormità della loro popolazione hanno vissuto di vita propria alternativamente alla città, sono stati molti i momenti di folklore: a Paganica​ per far mangiare quattromila alpini è stato arrostito sulla griglia ricavata da una rete di letto matrimoniale un toro intero. Le dieci ore di sfilata di domenica 17 maggio sono la prova dell’enorme partecipazione popolare e dello spirito di corpo degli Alpini, dai più giovani ai più anziani, che sono discesi dalle loro valli, o saliti dalle loro isole per la sezione Isole e Meridione, spesso marciando tenendo in mano un cuscino funebre col cappello di un amico, “andato avanti” recentemente.
E poi le bande e le fanfare: decine e decine (N.d.R.: nelle nostre foto la Fanfara dei congedati della Brigata alpina “Orobica”​, la Fanfara del Gruppo Alpini di Castel Sant’Angelo (comune)​( Rieti​), la Fanfara Alpina della sezione di Scanzorosciate​ Bergamo​ e la Fanfara regionale del Molise​).

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L’abilità e la spontaneità degli Alpini ha fatto si che il cerimoniale ufficiale della tre giorni alternasse sapientemente momenti di “sacro” e altri di “profano”. Nel cerimoniale ufficiale non sono mancate occasioni come la messa in suffragio ai caduti tenutasi il sabato nella appena restaurata Basilica Di San Bernardino Da Siena – L’aquila​, l’incontro commovente tra il sindaci de L’Aquila e quello di Gemona del Friuli​ (terremoto del maggio 1976) e quello di Finale Emilia​ (terremoto maggio 2012). Il profano ha visto una enorme “oktober fest” in chiave patriottica fatta di convivialità tra commilitoni,di aneddoti della naja e di soddisfazione per quei tanti alpini ormai nella protezione civile che videro L’Aquila nelle drammatiche settimane del sisma e che l’hanno rivista ora, con le sue tante ferite, ma anche con i suoi ormai evidenti – sebbene ancora in minoranza tra ponteggi ed impalcature – segni di ricostruzione. D’altra parte si sa, quando il terreno è impervio, si va avanti solo col passo dell’alpino.

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Marco Potenziani per Alamari Musicali​

P.s.: Grazie a Forze Armate – Parata 2 Giugno​ per la cortese collaborazione.

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